venerdì 14 ottobre 2016

Giappone: rosso è anche cuore

 
Voglio iniziare così, con l'immagine di una bandiera al vento... Il grande cerchio rosso sul bianco è il sole. E' per me conferma che questo paese è anche calore che scalda e luce che illumina!
Non so è quello che comunemente si pensa, ma abbiamo conosciuto un popolo attento, ospitale, disponibile ed estremamente rispettoso. L'approccio è stato legato alle difficoltà di trovare la giusta linea della metropolitana  o trovare il corretto terminale di un treno, oppure trovare la localizzazione di un posto ed in ogni occasione abbiamo potuto constatare un'estrema gentilezza. Non solo la disponibilità di chi ci si rivolgeva in inglese, ma anche di chi si sforzava a gesti o di chi si è prestato ad accompagnarci.
Un episodio rimarrà per noi emblematico di una signora che lavorava in stazione, ma non parlava inglese. Ha capito che avevamo bisogno di raggiungere un determinato treno e ci spiega che avremmo dovuto prendere la scala mobile fino al piano successivo e poi avremmo dovuto invertire direzione. Per spiegarsi ci indica di salire la scala e poi fa un salto girandosi di 180 gradi, così da ritrovarsi di spalle e farci capire come girare!!! Simpaticissima, sintomatico di quanto si possano immedesimare nelle difficoltà di un turista. Basti pensare alla complicata rete metropolitana di Tokyo!


E poi le scolaresche sempre ricche di ragazzi educati, in gruppi inginocchiati per ogni dove, intenti ad ascoltare i loro insegnanti.

Ragazzi impressionati dalle nostre diversità somatiche e vogliosi di scattarsi delle foto con i turisti arrivati dall'altra parte del mondo!
Altro viaggio, altro esempio: un ragazzo seduto accanto a mio marito su una delle tante metropolitane, lo vede destreggiarsi tra le varie applicazioni del cellulare, alla ricerca del treno che avremmo dovuto prendere successivamente. Lo vede dubbioso e si rende disponibile ad aiutarlo. Purtroppo non parla inglese e quindi si ingegnano con un'altra applicazione che fa da traduttore italiano - giapponese. E' così che inizia una conversazione piuttosto lunga, ci accompagna anche sul treno successivo perché era nel suo percorso. Racconta di una vita lavorativamente faticosa, che inizia la mattina presto per terminare in tarda serata. Erano le sette di sera e lui era sulla strada di ritorno. Un ragazzo che si affascina anche alla nostra storia di vita in Arabia Saudita e ai motivi della nostra scelta. Un'ora di treno, un'ora di chiacchiere, piccoli frammenti di vita condivisi, la gioia di sentirsi amichevoli. Li osservo mentre dialogano, mentre si fanno un selfie, mentre ridono perché il traduttore scrive qualcosa privo di senso nella lingua dell'uno o dell'altro. E poi li osservo mentre si congedano, un po' in difficoltà perché non informati delle usanze reciproche, e poi vedere Hakira che si avvicina a mio marito e lo abbraccia con affetto!!! 
 
Le regole, la puntualità, l'efficienza si respirano in ogni angolo: il senso del dovere e della responsabilità imperano. Non c'è nessun lavativo, sembra siano estremamente consapevoli che il lavoro di ciascuno fa parte di una stessa catena di montaggio, dove ognuno deve dare il proprio contributo. E le regole sono regole, sono imperative, non esiste deroga alcuna. E' secco, a volte duro il loro no ad un divieto. E' spesso un gesto a dita incrociate oppure più sferzante con un urlo che vede questa volta incrociare le braccia.

Mi è capitato fotografando una vetrina, che una proprietaria si sia molto arrabbiata, e questo forte diniego abbia fatto saltare mio marito ignaro di quanto stesse accadendo. Purtroppo è stato un modo spiacevole di capire che prima di fotografare qualsiasi cosa è opportuno chiedere il consenso, che spesso non viene rilasciato, e quindi pazienza rispetto per il la loro privacy!
Oppure incontrare questi strani personaggi, ad ogni terminale, il cui compito è quello di spingere le persone all'interno dei vagoni, utilizzando una tavoletta rossa che accompagni la spinta verso l'interno. Cosa significa? Agevolare e facilitare l'ingresso permette al treno di partire con puntualità!
 
"Arigatou gozaimasu" è l'elegante formula per "molte grazie", sempre accompagnata da una sorta di inchino a mani giunte. E' sempre un ringraziamento, viene di solito ripetuto più volte, ma è anche congedo. E non è una pratica riservata alle occasioni speciali, ma è il folle bellissimo rituale che si ripete di continuo. Immaginate un controllore sui treni, ogni volta che passa da un vagone all'altro, salutando i passeggeri in questo modo! 
 
Giapponesi, amanti del digitale, hanno trasferito le loro tradizioni anche sui robot. E' quando incontro Pepper, simpaticissimo robottino bianco dagli occhi dolci, che mi guarda dicendo qualcosa di incomprensibile in giapponese. Provo ad interagire tramite il touch screen per selezionare l'inglese, ma essendo un po' stanchi non mi dilungo troppo. Mi sto per allontanare, ma credo i suoi sensori abbiano captato il mio congedarmi e trovo anche lui inchinato sillabando con voce metallica il suo "Arigatou gozaimasu"!  

 

Inoltre, sembra che tutti abbiano una collocazione, che le diverse generazioni abbiano sempre un compito, che la società sia davvero grande comunità e che ciascuno sia parte dell'ingranaggio. Cosa stupisce? Ad esempio, vedere alcuni bambini intorno ai dieci anni prendere la metropolitana da soli o in piccoli gruppi. Significa che i genitori danno un alto senso di responsabilità ai propri figli affinché si rendano indipendenti da subito. Significa che sia ha un'estrema fiducia negli altri, consapevoli che in caso di necessità tutti sono aperti all'aiuto. Significa avere consapevolezza dell'alto grado di sicurezza in cui si vive.

Uno degli incontri più interessanti: siamo a Kyoto, trasciniamo i nostri trolleys tra un viottolo e l'altro, verso il nostro albergo. Un anziano signore appoggiato al muro di cinta della sua casa sta fumando, ci guarda, ci sorride e ci chiede se avessimo bisogno di aiuto. Lo ringraziamo, in realtà eravamo molto vicini all'albergo e ci conferma che l'avremmo trovato dietro l'angolo. Non si ferma soltanto a darci indicazioni, ci invita a tornare da lui, dopo aver sistemato i bagagli. Abita in una delle case più antiche di Kyoto, e si scusa ripetutamente per avere un livello di inglese "da asilo" (come l'ha autodefinito!), ma vi assicuro che difficilmente si incontrano persone così comunicative.
 
 
Torniamo volentieri da lui. Ci mostra il suo piccolo giardino curatissimo e ci mostra una piccola fontana, poi ovviamente ci invita a toglierci le scarpe e ad entrare in casa. Si apre con una stanza ricca di oggetti, antiche collezioni di famiglia.
 
 
Ci spiega di essere stato uno stilista di kimono e che questa attività giel'aveva tramandata suo padre. Ne va molto orgoglioso e ci inginocchiamo a sfogliare curiosi, insieme a lui, le pagine dei suoi disegni. Sono immagini meravigliose riportate su questa carta sottilissima e già si immaginano come quei contorni ben delineati siano stati riportati su stoffe pregiatissime, per dar vita a degli elegantissimi kimono.

Ci mostra anche le riviste di moda sulle quali sono stati pubblicati i suoi modelli. Ci offre un bicchiere di sakè diluito, per evitare di farci ubriacare, ci spiega! Ci racconta della sua famiglia, di come ormai viva da solo, lontano dai propri figli trasferitisi per motivi lavorativi in altre città, di amare i suoi nipoti e della piacevolezza di giocarci insieme. Ci racconta di amare l'Italia e di aver viaggiato in diversi paesi europei. Un uomo, un incontro che ci ha fatto comprendere che l'umiltà, la semplicità è parte integrante del loro modo di essere. Dolcezza ed ospitalità sono offerti con generosità all'altro. Alla fine, ci regala una coppia di giapponesini in legno dicendoci di portarli con noi in ricordo di questo paese, che per noi non sarà più solo luogo meraviglioso, ma anche memoria di persone meravigliose!
 
Arigatou gozaimsu Ohno!


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