lunedì 8 agosto 2016

Bianco candore maschile

Mi sembra giusto, dopo aver dedicato due post all'abbigliamento femminile, per par condicio, dedicarne uno all'abbigliamento maschile. Se il nero la fa da padrona nelle vesti femminili, qui è il bianco. Due colori non colori, l'uno che rimanda all'abnegazione di colore e l'altro che sembra voler sottolineare lo slancio dato alla figura maschile. 
Il thobe, questo il nome del tipico abito, è ricavato da un tessuto in cotone molto leggero e, soprattutto in estate, date le alte temperature, il bianco aiuta a riflettere il sole. In inverno il cotone è sostituito dalla lana, ma il modello è lo stesso.
E, nonostante sia possibile trovarne di già preconfezionati, la maggior parte vengono cuciti su misura, grazie agli abili sarti, le cui botteghe imperversano nei viottoli dei souq come nelle aree più lussuose dei griffatissimi centri commerciali.
Altro accessorio non secondario è il tipico copricapo: il guthra, composto di tre parti.
Innanzitutto il taqiyah, una sorta di cappello da preghiera musulmano, fatto di cotone intrecciato per facilitare la traspirazione. 
Poi l'agal, un cordone nero che serve a fissare il guthra e che ha antiche origini, poiché era la briglia per i cammelli.
Infine, il fazzoletto rosso a quadretti bianchi di forma rettangolare che viene posto a triangolo sulla testa, di modo che ricada sulla nuca per un lato e sulle spalle per gli altri due. Il suo scopo è proteggere la testa dai raggi solari ed eventualmente coprirsi il volto in caso di tempesta di sabbia. 

E soprattutto in estate è facile che vengano indossati dei sandali.

Eppure la veste maschile che più mi ha colpita è stato quando in aeroporto ho visto imbarcarsi dei pellegrini per la Mecca. L'hajji, il pellegrinaggio, significa letteralmente "dirigersi verso" e costituisce il quinto dei pilastri dell'Islam. Ogni fedele che ne abbia l'opportunità fisica ed economica, è obbligato a compierlo almeno una volta nella vita. In questa occasione, il fedele è chiamato ad indossare l'ahram. Gli uomini devono indossare due pezzi di stoffa privi di cuciture: l'izar intorno alla vita e il rida sulle spalle. I due pezzi che lo compongono sono simili al sudario.
Trovo bellissimo il senso di questa veste: è una prova di fratellanza e di uguaglianza, un invito all'unità, un'indicazione del fatto che l'essere umano è uscito da ogni abbellimento e legame mondano, e si presenta al cospetto di Dio nella sua purezza.
Di seguito un'immagine tratta dal web.



Concordo con il detto "l'abito non fa il monaco", ma qui è il caso di affermare che l'abito fa una cultura! Attraverso tessuti, colori, modelli e copricapo passa il messaggio di un'appartenenza ancestrale alla comunità musulmana.

mercoledì 3 agosto 2016

Burqini vs. bikini


Ed eccoci all'estate, al caldo cocente che richiama un po' tutti ad attenuare la sopportazione delle alte temperature su spiagge ventilate. Non solo, il mare è anche campo di libera denudazione, almeno per la nostra cultura. Oggi i tabù legati al pudore di coprirsi sono praticamente inesistenti, anzi c'è grande rispetto anche per chi sceglie di praticare il naturismo.  La concezione araba è appunto esattamente agli antipodi! Se una donna in bikini non scandalizza nessuno, nella cultura araba è fonte di abnegazione totale.
Prima ancora di arrivare in spiaggia, ci si accorge di tutto ciò camminando nelle corsie dei supermercati. Nello specifico, laddove vengono venduti gli accessori per bambini, quali braccioli, ciambelle, lettini e piscine gonfiabili. Le immagini che mostrano l'oggetto, essendo di manifattura non araba, mostrano delle donne in bikini, che vengono successivamente censurate prima che l'oggetto venga messo in vendita.
Cosa indossa quindi una donna araba che voglia nuotare? Il burqini, che vi mostro nelle foto di seguito, tratte navigando nella rete ed in questo caso indossati da manichini:
 

Occorre specificare che proprio in rispetto della divisione di genere applicata, non c'è alcuna abitudine di recarsi in spiaggia, non c'è alcuna abitudine di sottoporsi ad ore di sole per abbronzarsi, al più risulta piacevole nuotare e prevalentemente in piscina. Tutto ciò nonostante le acque del mare siano sicuramente più azzurre ed invitanti di alcune acque del nostro mare italiano. Quindi cosa indossare quando si va in piscina dipende molto spesso da una scelta individuale: può essere burqini e shorts, il solito lungo abaya, un top senza maniche e pantaloni larghi. Cosa diversa quando ci sono feste in piscina riservate a sole donne, dove ciascuna si può sentire libera di indossare anche solo il bikini e dedicarsi ad un'abbronzatura totale.
Possono anche esserci feste in cui vengono invitati sia uomini che donne, ma i tempi di fruizione della piscina vengono separati: pertanto le donne quando sono in piscina possono vestire ciò che preferiscono e gli uomini sono tenuti a rispettare questo momento con attività da svolgersi in casa e viceversa. Le donne, comunque, amano nuotare ed è per questo che molte ville sono dotate di piscine private.
Ovviamente anche gli hotel sono dotati di piscine esterne, ma solitamente le donne non vi si immergono, proprio per evitare di essere oggetto dello sguardo maschile. Preferiscono di gran lunga le piscine interne che garantiscono degli orari riservati alle sole donne nell'arco della giornata, con un controllo esterno da parte della security, affinché gli uomini siano impossibilitati ad entrare.
Quando vi ho parlato di compound, vi spiegavo che sono esattamente il "mondo rovesciato" all'interno dell'Arabia, dove non devono essere rispettate le leggi previste al di fuori. Lo ribadisco perché anche sulla questione burqini funzionano alla maniera occidentale. Quello che riporto di seguito è l'avvertimento, utilizzato all'interno di un compound, che vieta di indossare il burqini o l'abaya dentro la piscina comune nei giorni prefestivi e festivi.
 
Questo avvertimento, come è facile immaginare, è molto combattuto e controverso nella quotidianità dei fatti. Oggi i compound non sono abitati esclusivamente da occidentali, ma anche da famiglie arabe oppure originarie di altri paesi di cultura musulmana e questo significa che non sono portati a rispettare tale indicazione. Sono due punti di vista antitetici e poco concilianti. L'uno sostiene la mancanza di igiene ad utilizzare vestiti integralmente indossati all'interno di piscine comuni, gli altri sostengono il rispetto delle proprie indicazioni religiose.
Spesso mi chiedono cosa ne pensi e posso dire che il mio è un atteggiamento sempre di grande rispetto nei confronti delle scelte di vita altrui, posso dire che il mio occhio si è abituato ad osservare queste donne integralmente coperte nella maggioranza delle circostanze, ma posso anche dire che forse il mio cuore ancora fatica ad accettare...