martedì 26 aprile 2016

Una città fintamente costruita ma elegante - Parte Seconda

E' un pomeriggio caldo, di quelli in cui il sole si staglia alto e ti avvolge nei suoi raggi potenti. E' necessario schermarsi gli occhi per poter osservare al di là della strada la spirale architettonica del centro culturale islamico.
 
Ed è in questi momenti che apprezzi i luoghi di cultura! Scherzo, ovviamente, ma sicuramente un ambiente climatizzato non dispiace! E ci avviamo al museo di arte islamica. Si tratta di un'importante struttura che vuole mostrare al mondo le connessioni storico-culturali del mondo islamico e quelle della loro vita intellettuale ed economica. La collezione presente nel museo è di enorme valore storico-artistico e sono esposti reperti provenienti da Spagna, Asia ed India e vanno da un periodo del VII secolo al XIX secolo.
 
Per chi fosse interessato ad approfondire la visita degli interni, non fotografabili, riporto un link di un video molto interessante: https://www.youtube.com/watch?v=2D0uIDqFcIU.
Le ore più calde sono trascorse e godiamo del verde che circonda l'edificio. Una piccola baia ospita numerose antiche barchette dove è possibile salire per approssimarsi ai grattacieli della modernità dell'area opposta. Saliamo e ci sediamo sul lato della barca che ci permette di goderci un favoloso tramonto. Altri ospiti della barca sono un gruppo di giovani ragazzi, un gruppo misto di osservanti che vestono il tipico abito lungo bianco e di ragazzi dall'abbigliamento casual, e diverse famiglie con bambini al seguito, alcuni davvero molto piccoli. I ragazzi si impossessano dello stereo e selezionano canzoni arabe pop rock ballabili. Ma il volume comincia a dare fastidio ad uno dei papà, che prima indirizza degli sguardi di chiara disapprovazione e poi comincia a richiamare l'attenzione, sfoderando uno dei gesti arabi più comuni. Quello che in Italia viene di solito utilizzato ribattere un comune "cosa stai dicendo?", a volte intercalato nei vari dialetti, tipicamente utilizzato in quello romano!
Questa volta raddoppia il gesto, utilizzando entrambe le mani e lo sguardo si fa davvero cattivo... Se i ragazzi non modereranno il volume, si presagisce uno scontro... Ma l'intervento pacificatore del capitano della barca ristabilisce la quiete. Appaghiamo finalmente solo la vista dei colori del tramonto che sfuma verso il porto.
 
Per la serata un giro nella Doha mondana... Uno stop al Villaggio Doha, un quartiere che vuole essere la ricostruzione di Venezia, dei suoi canali e delle sue gondole!
E poi verso la spiaggia: Qatara. Un nuovo ed elegante anfiteatro,
pizzerie e gelaterie chic, edifici e piscine illuminate, e finalmente il nostro ristorante fronte spiaggia per godere della brezza notturna.  
Un bella ed interessante città che rivela un lusso esibito ed ostentato, costruita rimodellandosi su alcuni modelli architettonici raffinati, offrendo panorami dove vecchio e nuovo si mescolano senza stridere.
E' ora di rimetterci "on the road back to Saudi"!

sabato 23 aprile 2016

Una città fintamente costruita ma elegante - Parte Prima

Tra le città visitabili più vicine a quella in cui viviamo c'è Doha. Così decidiamo di incamminarci verso la capitale del Qatar in macchina, che ci dicono raggiungibile in circa 4 ore. Direi pienamente soddisfatti di aver scelto questo mezzo di trasporto perché abbiamo percorso ore ed ore di strada in mezzo ad uno spettacolo naturale incredibile, affiancati su entrambi i lati della carreggiata da immense distese di deserto.


Un colpo d'occhio al quale non ero abituata, questi infinitesimali granelli di sabbia che si combinano per dare un insieme variamente colorato che sfuma dal panna al beige, dal marroncino all'ocra, in un andirivieni di dune e movimenti morbidi e fluttuanti che deliziano la vista. Inoltre, rimanda ad un immaginario fatto di sconfinato, di immenso e di solitario luogo del nulla.
Purtroppo questo senso di pace, che anzi vedeva in lontananza il paesaggio arricchirsi delle onde del mare, viene contrastato dalla lunga fila di macchine che devono varcare il confine. I tempi per raggiungere Doha si prolungano di ore, ma, come si dice, l'importante è la meta! Abbiamo la fortuna di essere anche accompagnati all'inizio da due ex colleghi di mio marito! Un cambio veloce in albergo e subito in strada a goderci la serata in zona "The pearl", una sorta di piccolo porto per l'attracco di lussuosi yacht con vista grattacieli, ma dove si può piacevolmente assaporare il clima ventilato della sera, passeggiare con vista su negozi griffatissimi, parcheggiare l'auto tra numerose Ferrari, e gustarsi la cena.
Ci consigliano un ottimo ristorante armeno-libanese con assaggio del tipico kebab allo yogurt, anche se l'immagine rimanderebbe quasi ad un dolce spolverato di cacao! E poi optiamo per un caffè su una terrazza cullati dalle onde e dalle note di un trio jazz.
 
Cala la notte, uno spicchio di luna si intravede tra le palme... ed infine riposo per recuperare le energie dissipate nel lungo viaggio e renderci energici per l'indomani.
Ed eccoci al secondo giorno... un giorno che arricchirà la nostra vista di colori! La prima tappa della giornata è il souq, che io ho amato in modo particolare. Ricavato all'interno di vecchie stalle rimodernate, ogni angolo incuriosisce per la varietà di merce offerta: cibo, tessuti, tappeti, lampade, oggetti di antiquariato, pietre, gioielli, animali domestici...
 
 
Ci soffermiamo all'interno di un piccolo bazar di dolci per acquistare i cioccolatini preferiti di mio marito, dei simil "sassolini", che ci spiega il proprietario del locale essere di origine cinese.
 
Tutti i sensi sono sollecitati, l'odore intenso degli incensi, delle spezie, delle essenze...
 
 
Persi nei meandri, ci ritroviamo intorno all'ora di pranzo all'aperto. Un sole splendente ed un caldo estivo ci travolge. Non sappiamo se optare per un tavolo esterno o cercare di intrufolarci in un locale tradizionale ed ecco che vengo incuriosita da un patio con dei divani esterni e grandi cuscini su cui affondare. Ci avviciniamo e rimaniamo incantati... dall'esterno non si poteva presagire nulla di così particolare... un ristorante persiano spettacolare. Corridoi, stanze, soffitti, ballatoi, scale tutto immerso in un ricco mosaico di minuscole pietre colorate sgargianti! Sembra uno scenario da favola, regale e sfavillante, viaggiare in un tempo fuori dal tempo, in un mondo onirico di nobiltà fantasticata!

 

martedì 19 aprile 2016

Un giovane giordano in terra saudita

E poi conosci Anwar, un giovane ex collega di mio marito: impiegati nella stessa azienda italiana, ma lui di origine giordana. Mio marito, da appassionato recruiter, mi anticipa che questo ragazzo mi piacerà, che è solare, amante della vita, sempre sorridente ed estremamente disponibile. Non di meno si è dimostrato un'ottima fonte di informazioni per il nostro breve soggiorno a Doha, facendoci spesso da accompagnatore. E poi scopro che era appena tornato, estasiato, da un viaggio in Brasile, un luogo che amo moltissimo ed è subito feeling!

Lo conosco a Doha, dove vive, proprio per motivi lavorativi, da circa 3 anni. E durante una cena mi racconta  un po' della sua vita. Nasce nel 1988 da una famiglia di origine giordana, a Riyadh, dove  si sono trasferiti per motivi lavorativi del padre. A Riyadh inizia a studiare, per poi trasferirsi a Gedda negli ultimi 3 anni. Proseguirà poi gli studi universitari di ingegneria in Giordania e viaggerà durante le vacanze per tornare a trovare la famiglia in Arabia Saudita. Nonostante il padre abbia vissuto per circa 30 anni in terra saudita il suo status è sempre rimasto quello di expat e anche Awar, nonostante vi sia nato, rimane cittadino giordano. Ogni diritto di ingresso nel paese gli è stato cancellato quando il padre nel 2010 è tornato a vivere in Giordania e se vogliono tornare a trovare i loro affetti costruiti nei tanti anni di vita in Arabia hanno necessità di richiedere dei visti particolari o qualcuno deve inviargli una specifica richiesta di invito. (E' davvero molto recente la notizia che il governo saudita stia pensando di avviare un processo per riconoscere una sorta di Green Card  per gli expat, ovvero riconoscimento di maggiori diritti e servizi a fronte del pagamento di tasse).
 

Già la vita di un expat può sembrare davvero particolare agli occhi degli occidentali, a partire dal fatto che, mi raccontava Anwar di aver frequentato scuole solo maschili, perché divise per genere. Tutte le scuole hanno edifici separati per ciascun grado, ad eccezione di alcune scuole internazionali private.
Ma ciò che salta subito evidente è che per un adolescente, con gli ormoni impazziti, vivere una vita per separazione di genere possa essere davvero complicato. Mi spiegava che, in quanto ad attività, ha potuto fruire sicuramente di molte opportunità: tutti gli sport (basket, calcio, nuoto... i suoi preferiti); Internet cafè; bar; bowling; biliardo; videogames. Il resto del tempo, di solito, si trascorre in ambito familiare in cene, barbecues all'interno dei compound, oppure spostandosi nel deserto, sulla spiaggia o nei parchi. E' la famiglia il vero fulcro di questa società: i genitori devono conoscere gli amici che si frequentano e le loro relative famiglie. Il controllo è preponderante affinché il proprio figlio possa condurre una vita sicura e viene costantemente allertato rispetto a qualsiasi pericolo possa incorrere.
 
E il nostro sguardo volge contemporaneamente due tavoli più giù, verso un gruppo di ragazze integralmente velate, si gira verso di me e dice che forse non comprende tutte le restrittive tradizioni della sua religione, ma è forte in lui il senso di appartenenza alla famiglia e sostiene anche che hanno molto di cui andare orgogliosi. Gli chiedo di fornirmi qualche breve evidenza e mi dà delle interessanti esemplificazioni: la generosità; il senso di ospitalità; l'attenzione verso la propria moglie, sorella, figlia; il riconoscere alla donna una dote prima del matrimonio (è uso riconoscere una dote in gioielli ed in denaro, il cui ammontare viene di solito stabilito dalla famiglia della donna, che può, poi, autonomamente disporne); il rispetto verso i propri genitori, che è assoluta priorità, anche quando accade qualcosa di negativo; il senso di purificazione legato alla pulizia del corpo dopo l'uso del bagno; la "zakat", l'ammontare del 2,5% sui propri risparmi (il calcolo è un po' più complesso ed è dovuto soltanto da chi raggiunge un certo reddito netto) devoluto in beneficienza ai più bisognosi.
Anwar ha aperto la strada ed acceso una fiamma sulla volontà di approfondire la conoscenza di questa cultura, spero questa luce possa alimentarsi ancora di così belle persone!

martedì 12 aprile 2016

Fattore tempo


E' proprio quando sei lì, sospesa tra le nuvole, in questo sofisticato limbo aereo,  dove sembra di essere dentro un'immobilità temporale, che comincio a pensare al concetto di tempo. Forse è la circostanza che mi porta ad una filosofia spicciola con me stessa.
Tempus fugit... Eppure può scorrere a ritmi diversi. Lo scopo di raccontarvi questa riflessione non è un voler fare un paragone tra le due società: quella italiana e quella araba su questo tema... Avrebbe poco senso e sarebbe inappropriato. E così durante uno dei miei viaggi di ritorno dall'Italia, mi ritrovo a pensare... due settimane, brevi ma intense, il tempo necessario per ricaricarmi degli affetti e del calore delle persone da cui mi ero distaccata. Mi preme sottolineare che, per me, il senso del distacco è stato davvero molto più leggero del previsto, nel senso che grazie alle tecnologie odierne, si può essere comunque in contatto, superando le distanze fisiche. Premesso ciò, in questo breve lasso di tempo mi è capitato di ricevere diversi messaggi di scuse da parte di amici con i quali non sono riuscita ad incontrarmi, semplicemente perché non avevano tempo. Non sono d'accordo con chi banalmente risponderebbe che "il tempo, se si vuole, si trova". Quando vuoi dedicare delle attenzioni, dei momenti di qualità ad una persona, devi pur stare sereno che quella nicchia di minuti sia scandita ad un esserci presenti l'un l'altro, senza pressioni dei ritmi concitati di una vita estremamente frenetica. Non devo scusare nessuno, anzi comprendere che magari dietro alle parole di quel messaggio si cela anche un dispiacere reale.
Ma torno in Saudi e vedo che tutto è più lento, che quell'impegno verrà portato a termine Inshallah (espressione che significa "se Dio vuole") chissà quando e che il tam tam dei giorni precedenti di arresta. 
Ho avuto una strana impressione quando siamo andati per la prima volta in un negozio di hobbistica. In realtà non era un negozio, era un superstore su tre piani strafornito di tutto il materiale necessario per qualsivoglia attività. E poi ho anche scoperto che ve ne sono diversi in città. Se c'è in vendita tanto materiale significa che qualcuno lo acquista e quindi che c'è molto tempo libero per potersi dedicare ai propri hobbies. E detta più in generale si ha tempo da dedicarsi... E proprio mentre penso che in fondo ognuno ne fa ciò che vuole del proprio tempo mi ritorna in mente una poesia di Elli Micheler, che è il bell'augurio per i tutti i fruitori di ore, minuti, secondi, attimi intensi di senso!

sabato 9 aprile 2016

A lezione di multiculturalità


Viviamo in un paese dove è presente probabilmente la più grande comunità di espatriati del mondo: sono state stimate 104 nazionalità diverse. Ciò nella quotidianità si traduce in un confronto con l'altro che non deve essere visto come il "diverso da sé". Sono stata di recente ad un incontro dove una donna che vive in Arabia Saudita da tantissimi anni spiegava come questa esperienza di multiculturalità possa essere una chiave per vivere, arricchendosi, in questo paese.  
Approcciare l'altro con curiosità diventa uno step di primaria importanza, non c'è spazio per etnocentrismo, stereotipo, ingenua concezione che la propria cultura sia superiore alle altre. Una cultura è uno stile di vita che accomuna un gruppo di persone per comportamenti, credenze, tradizioni. Per guardarla con semplice interesse si può seguire la regola anglosassone delle "otto F": food (cibo), fashion (abbigliamento), festival (festival/rassegne), faith (credo), family (concezione della famiglia), folklore (folclore/tradizioni), films (cinematografia), famous people (persone più rappresentative di quel paese).
Non sto parlando di un approccio metodologicamente ed antropologicamente approfondito di studio, ma una strada che accompagni a gettare luce su alcuni aspetti. Può aiutare, ad esempio, mettere in atto le 10 strategie per una comunicazione cross-culturale efficace: 1) fare domande; 2) discernere i diversi punti di vista; 3) costruire la propria autoconsapevolezza; 4) riconoscere la complessità; 5) evitare le stereotipizzazioni; 6) rispettare le differenze; 7) ascoltare attivamente; 8) essere onesti; 9) essere flessibili; 10) pensare due volte!
Sempre in quella sede ci viene somministrato un simpatico test per sondare quale fosse il nostro livello di conoscenza. Inutile dire che, essendo una novella di queste esperienze, il mio quiz è risultato pieno di errori!!! Vi riporto alcuni aspetti simpatici: "Mangiare con la mano sinistra è un tabù in Arabia Saudita"; "Gli inglesi bevono più di 200 milioni di tazze di the al giorno"; "I giapponesi spesso spediscono soldi ai loro amici defunti come espressione di simpatia"; "Il pollice alzato non significa ok in Argentina"... E all'ultima espressione scopro di aver fatto una brutta gaffe: al mio arrivo in Arabia, mio marito mi ha organizzato una festa di benvenuto a sorpresa per presentarmi tutti i nuovi amici conosciuti in mia assenza, tra cui una simpatica coppia saudita, la quale si presenta con un regalo. L'ultima espressione dice: "Gli arabi non si aspettano che un regalo venga aperto davanti a loro"... ovviamente avrei tanto voluto premere il tasto rewind!!!

venerdì 8 aprile 2016

Una mattina in Bahrain... Shopping? Anche no!


Uno dei passatempi preferiti dei numerosi visitatori del Bahrain è lo shopping. Eppure quella mattina, grazie a Giuseppe, un amico italiano che vive lì da circa un anno, andiamo alla scoperta del Seef Fort. Ci racconta che nel weekend viene spesso in questa zona a fare jogging, perché, nonostante il caldo, tira quel piacevole venticello che permette di fare un pò di attività fisica.
Il forte si trova su una collinetta in rilievo, che si affaccia sul Golfo Persico. Questo sito era una volta la capitale dell'antica civiltà Dilmum, risalente circa al 2250 a.C. ed i primi edifici del Bahrain Fort risalgono a questo periodo. Dopo numerose vicissitudini in cui il forte è passato tra le influenze di diverse civiltà, più volte abbandonato e ricostruito, i resti odierni risalgono al suo rifacimento da parte dei Portoghesi, che se ne appropriano a seguito della guerra contro bahreiniti e persiani alla fine del XVI sec. Ovviamente l'interesse dei portoghesi era poter accedere, tramite il forte, alla costa del paese per poter trasportare agevolmente merci e rifornimenti di vario genere.

Quello che oggi è visibile è l'imponente muro di cinta, circondato da un profondo fossato. Molti degli edifici all'interno del forte, come stalle per i cavalli e le torri di guardia, sono ben conservati ed è quindi facile immaginare come apparisse il forte nel XVI secolo.
Eppure quando sali in alto immagini il passato, ma lo sguardo è catturato dal mare, dal colore chiarissimo delle acque che si intravedono tra le palme in lontananza.
 
E se cambi prospettiva e sposti gli occhi più in là, i grattacieli svettano alti, la modernità giustapposta al fascino dell'antico. Due donne che passeggiano sul vecchio camminamento e si avviano verso gli edifici della vita brulicante e frenetica di Manama, la capitale del Bahrain, dal centro ultramoderno e circondata di strade e viottoli pieni di negozietti del souq e delle periferie.
 
E ci dirigiamo proprio verso il Muharraq souk, per un'esperienza gastronomica che ci avvicina alla tradizione di questo paese. Andiamo da "Saffron" per assaporare una tipica colazione del luogo. Rimaniamo, da subito, colpiti dal locale, ricostruzione di un'azienda che lavorava i datteri per la commercializzazione.
 
E poi arriva il cameriere per la comanda, ma non c'è menù: è possibile solo assaporare i piatti della tradizione. Primo assaggio, datteri da intingere in una dolce cremina. Tra una chiacchiera e l'altra arrivano ancora numerose ciotoline, ci sono dolci noodles allo zafferano, e poi uova al pomodoro, patate, fagioli ed il tipico humus (a base di ceci)  da stendere sul nam (il pane arabo). Al termine del pasto viene servito in un bicchierino una bevanda a base di estratto di rosa e zafferano, da cui il nome del locale.