martedì 25 ottobre 2016

Giappone: Kyoto e i bambù che svettano alti nel cielo.

Ci dirigiamo nella zona ovest di Kyoto, ad Arashiyama, come sempre entusiasmati dal programma della giornata! Difficilmente si esce dalla stazione e si arriva a meta, c'è quasi sempre una piacevole passeggiata da potersi godere! Le stradine sono piene di negozi di souvenir, di cibi da strada, ristoranti e abbigliamento tradizionale. Anche i più pigri trovano un escamotage!
E' un lungo viale ai lati del quale si trovano tempi di piccole dimensioni, ma che colpiscono perché non c'è mai nulla di disarmonico, c'è sempre piena simbiosi tra architettura e natura: è la perfezione di un tetto dal quale si ergono i rami sinuosi di un albero in fiore, è la geometrica dei viottoli, è il bambù delle recinzioni, è la disposizione dei grandi ammassi rocciosi.
Si arriva al tempio Tenryuji, un grande edificio immerso nel verde, che invita da subito a godere di una vista magnifica: un lago dalle acque cangianti che ospita rami cadenti, cespugli e rocce ricoperte da muschio. E' un interrotto susseguirsi di meravigliose sfumature di verde che terminano il loro dissiparsi nelle scenografiche montagne sullo sfondo.

Ci togliamo le scarpe, saliamo scalzi, percorriamo il ballatoio, ci sediamo sulla balconata e ci perdiamo ad ammirare questo quadro! Lo spirito si quieta, è insito nel luogo la progettazione propria della filosofia zen.
E'  il Tempio del Drago Celeste, costruito nel 1339 proprio nel luogo dove un tempo era costruita la villa dell’imperatore Go-Daigo, il quale volle costruirla in questa zona, dopo che al suo sacerdote apparve in sogno un drago che emergeva dal fiume che si trova proprio li vicino. L’imperatore interpretò questo sogno come un segno di insoddisfazione del proprio spirito e per poterlo appagare volle la costruzione di questo tempio, da cui il nome.
 
Il percorso prosegue, ancora viottoli che permettono di avere particolari punti di osservazione.
 
 
Seconda tappa, lo sguardo rivolto al cielo, quel cielo che si intravede appena e la luce che filtra.
 
Il verde è ancora protagonista indiscusso, ma è un verde prospettico, che gioca con questi piccoli altissimi cilindri di bambù. Il suono del fruscio del vento, il canto degli uccelli e il pensiero meditativo rendono questo luogo unico. Questi bambù, alti più di 10 metri, ti catturano e accompagnano il tuo cammino.
 
E' una delle foreste più affascinanti che abbia mai visto. I viali che si snodano affiancati da questo gioco di colore e di altezze, fino a creare degli archi, perché le punte più alte, visto il peso, tendono ad inclinarsi.
 
Continuiamo verso un ulteriore luogo, meno turistico e meno affollato: è villa di un attore cinematografico giapponese: Okochi, attore di film di samurai.
 
Entrare in questo luogo significa continuare l'incanto, più in segreto raccogliersi nei propri pensieri e godere dello spettacolo visivo.
 
Il biglietto di ingresso comprende anche la degustazione di una tazza di tè. E al termine del percorso, dopo aver visionato anche un'area fotografica dedicata ai film dell'attore, andiamo verso la casa del tè. E' un piccolo piacevole rituale: ci si siede a terra, si assapora prima la dolcezza di un biscotto e poi si degusta il tepore del tè verde,
 
e nel mentre ci si sperde in questo mare infinito che si apre dalla finestra!

domenica 23 ottobre 2016

Giappone: Kyoto mon amour

E' il fascino dell'antica capitale, è il camminare lungo grandi viali ai cui lati si trovano abitazioni dalla tradizionale architettura in legno, è passeggiare incontrando donne che indossano colorati kimono e geta (i tradizionali sandali in legno), è costeggiare fiumiciattioli nei quali si gettano i rami cadenti dei salici, è sentire il profumo del cibo da strada appena si gira l'angolo, è incontrare luoghi di spiritualità di grande bellezza artistica o di semplice fattura relegati in piccoli scorci di privata armonia.
 
Il nostro albergo si trova a due passi dal santuario Heian, santuario shintoista, costruito poco più di cento anni fa, la cui struttura è tutta giocata sul contrasto bianco-rosso.

Si sta avvicinando il tramonto ed il cielo attraversato da qualche nuvola regala uno scenario che rende questo santuario un incanto.

 
I messaggi rivolti alle divinità sono appesi ai rami di alberi, che sembrano immersi in un magico luogo innevato!

Comincia a scendere la sera e costeggiamo il canale Shirakawa, canale circondato da molti alberi e salici, che rendono questa zona tranquilla e affascinante.

C'è addirittura un locale che ha creato una struttura che permette di cenare, dondolati dalle acque del canale.
Arriviamo al quartiere di Gion, il quartiere tradizionalmente trendy della città e famoso come "il quartiere delle geishe". Nel tempo è divento quartiere costellato di locali di intrattenimento. L'architettura dei vari edifici è quella tipica delle case in legno dei vecchi mercanti giapponesi, che oggi ospitano tanti negozi di souvenir e oggetti tradizionali giapponesi, vari ristoranti e tea-houses.
La magia della spiritualità si vive anche di notte: il tempio shintoista di Yasaka, costruito nel 656 e costituito da più edifici, viene visitato per impetrare sia la bellezza fisica che interiore.
Si può accedere anche quando la luna è la sua fonte di luce, insieme ad una moltitudine di lampade appese.

Sono le sagome di piccoli tempi, tori, pagode, animali sacri e messaggi votivi a creare un'atmosfera surreale.


 
Il giorno seguente facciamo visita al Kinkakuji, che prende il nome di Padiglione d'oro dalle foglie d'oro che ricoprono le pareti della pagoda. L’oro ha un forte valore simbolico di purificazione da ogni tipo di inquinamento o pensiero negativo. Contiene, inoltre, le reliquie del Budda.
Descrivervi la bellezza di questo luogo è difficile, la sensazione è quella di essere rapiti ed avvolti dai riflessi lasciati sulle acque, dal colore caldo delle pareti, dalla natura che accoglie, abbraccia e fa da scenario inclusivo. Si rimane sospesi, senza fiato, colti da uno stupore profondo, si rimane fissi con lo sguardo, pervasi da così grande magnificenza. Pieni di ammirazione negli occhi io e mio marito ci fermiamo e ci dedichiamo del tempo per godere di questo luogo!

venerdì 14 ottobre 2016

Giappone: rosso è anche cuore

 
Voglio iniziare così, con l'immagine di una bandiera al vento... Il grande cerchio rosso sul bianco è il sole. E' per me conferma che questo paese è anche calore che scalda e luce che illumina!
Non so è quello che comunemente si pensa, ma abbiamo conosciuto un popolo attento, ospitale, disponibile ed estremamente rispettoso. L'approccio è stato legato alle difficoltà di trovare la giusta linea della metropolitana  o trovare il corretto terminale di un treno, oppure trovare la localizzazione di un posto ed in ogni occasione abbiamo potuto constatare un'estrema gentilezza. Non solo la disponibilità di chi ci si rivolgeva in inglese, ma anche di chi si sforzava a gesti o di chi si è prestato ad accompagnarci.
Un episodio rimarrà per noi emblematico di una signora che lavorava in stazione, ma non parlava inglese. Ha capito che avevamo bisogno di raggiungere un determinato treno e ci spiega che avremmo dovuto prendere la scala mobile fino al piano successivo e poi avremmo dovuto invertire direzione. Per spiegarsi ci indica di salire la scala e poi fa un salto girandosi di 180 gradi, così da ritrovarsi di spalle e farci capire come girare!!! Simpaticissima, sintomatico di quanto si possano immedesimare nelle difficoltà di un turista. Basti pensare alla complicata rete metropolitana di Tokyo!


E poi le scolaresche sempre ricche di ragazzi educati, in gruppi inginocchiati per ogni dove, intenti ad ascoltare i loro insegnanti.

Ragazzi impressionati dalle nostre diversità somatiche e vogliosi di scattarsi delle foto con i turisti arrivati dall'altra parte del mondo!
Altro viaggio, altro esempio: un ragazzo seduto accanto a mio marito su una delle tante metropolitane, lo vede destreggiarsi tra le varie applicazioni del cellulare, alla ricerca del treno che avremmo dovuto prendere successivamente. Lo vede dubbioso e si rende disponibile ad aiutarlo. Purtroppo non parla inglese e quindi si ingegnano con un'altra applicazione che fa da traduttore italiano - giapponese. E' così che inizia una conversazione piuttosto lunga, ci accompagna anche sul treno successivo perché era nel suo percorso. Racconta di una vita lavorativamente faticosa, che inizia la mattina presto per terminare in tarda serata. Erano le sette di sera e lui era sulla strada di ritorno. Un ragazzo che si affascina anche alla nostra storia di vita in Arabia Saudita e ai motivi della nostra scelta. Un'ora di treno, un'ora di chiacchiere, piccoli frammenti di vita condivisi, la gioia di sentirsi amichevoli. Li osservo mentre dialogano, mentre si fanno un selfie, mentre ridono perché il traduttore scrive qualcosa privo di senso nella lingua dell'uno o dell'altro. E poi li osservo mentre si congedano, un po' in difficoltà perché non informati delle usanze reciproche, e poi vedere Hakira che si avvicina a mio marito e lo abbraccia con affetto!!! 
 
Le regole, la puntualità, l'efficienza si respirano in ogni angolo: il senso del dovere e della responsabilità imperano. Non c'è nessun lavativo, sembra siano estremamente consapevoli che il lavoro di ciascuno fa parte di una stessa catena di montaggio, dove ognuno deve dare il proprio contributo. E le regole sono regole, sono imperative, non esiste deroga alcuna. E' secco, a volte duro il loro no ad un divieto. E' spesso un gesto a dita incrociate oppure più sferzante con un urlo che vede questa volta incrociare le braccia.

Mi è capitato fotografando una vetrina, che una proprietaria si sia molto arrabbiata, e questo forte diniego abbia fatto saltare mio marito ignaro di quanto stesse accadendo. Purtroppo è stato un modo spiacevole di capire che prima di fotografare qualsiasi cosa è opportuno chiedere il consenso, che spesso non viene rilasciato, e quindi pazienza rispetto per il la loro privacy!
Oppure incontrare questi strani personaggi, ad ogni terminale, il cui compito è quello di spingere le persone all'interno dei vagoni, utilizzando una tavoletta rossa che accompagni la spinta verso l'interno. Cosa significa? Agevolare e facilitare l'ingresso permette al treno di partire con puntualità!
 
"Arigatou gozaimasu" è l'elegante formula per "molte grazie", sempre accompagnata da una sorta di inchino a mani giunte. E' sempre un ringraziamento, viene di solito ripetuto più volte, ma è anche congedo. E non è una pratica riservata alle occasioni speciali, ma è il folle bellissimo rituale che si ripete di continuo. Immaginate un controllore sui treni, ogni volta che passa da un vagone all'altro, salutando i passeggeri in questo modo! 
 
Giapponesi, amanti del digitale, hanno trasferito le loro tradizioni anche sui robot. E' quando incontro Pepper, simpaticissimo robottino bianco dagli occhi dolci, che mi guarda dicendo qualcosa di incomprensibile in giapponese. Provo ad interagire tramite il touch screen per selezionare l'inglese, ma essendo un po' stanchi non mi dilungo troppo. Mi sto per allontanare, ma credo i suoi sensori abbiano captato il mio congedarmi e trovo anche lui inchinato sillabando con voce metallica il suo "Arigatou gozaimasu"!  

 

Inoltre, sembra che tutti abbiano una collocazione, che le diverse generazioni abbiano sempre un compito, che la società sia davvero grande comunità e che ciascuno sia parte dell'ingranaggio. Cosa stupisce? Ad esempio, vedere alcuni bambini intorno ai dieci anni prendere la metropolitana da soli o in piccoli gruppi. Significa che i genitori danno un alto senso di responsabilità ai propri figli affinché si rendano indipendenti da subito. Significa che sia ha un'estrema fiducia negli altri, consapevoli che in caso di necessità tutti sono aperti all'aiuto. Significa avere consapevolezza dell'alto grado di sicurezza in cui si vive.

Uno degli incontri più interessanti: siamo a Kyoto, trasciniamo i nostri trolleys tra un viottolo e l'altro, verso il nostro albergo. Un anziano signore appoggiato al muro di cinta della sua casa sta fumando, ci guarda, ci sorride e ci chiede se avessimo bisogno di aiuto. Lo ringraziamo, in realtà eravamo molto vicini all'albergo e ci conferma che l'avremmo trovato dietro l'angolo. Non si ferma soltanto a darci indicazioni, ci invita a tornare da lui, dopo aver sistemato i bagagli. Abita in una delle case più antiche di Kyoto, e si scusa ripetutamente per avere un livello di inglese "da asilo" (come l'ha autodefinito!), ma vi assicuro che difficilmente si incontrano persone così comunicative.
 
 
Torniamo volentieri da lui. Ci mostra il suo piccolo giardino curatissimo e ci mostra una piccola fontana, poi ovviamente ci invita a toglierci le scarpe e ad entrare in casa. Si apre con una stanza ricca di oggetti, antiche collezioni di famiglia.
 
 
Ci spiega di essere stato uno stilista di kimono e che questa attività giel'aveva tramandata suo padre. Ne va molto orgoglioso e ci inginocchiamo a sfogliare curiosi, insieme a lui, le pagine dei suoi disegni. Sono immagini meravigliose riportate su questa carta sottilissima e già si immaginano come quei contorni ben delineati siano stati riportati su stoffe pregiatissime, per dar vita a degli elegantissimi kimono.

Ci mostra anche le riviste di moda sulle quali sono stati pubblicati i suoi modelli. Ci offre un bicchiere di sakè diluito, per evitare di farci ubriacare, ci spiega! Ci racconta della sua famiglia, di come ormai viva da solo, lontano dai propri figli trasferitisi per motivi lavorativi in altre città, di amare i suoi nipoti e della piacevolezza di giocarci insieme. Ci racconta di amare l'Italia e di aver viaggiato in diversi paesi europei. Un uomo, un incontro che ci ha fatto comprendere che l'umiltà, la semplicità è parte integrante del loro modo di essere. Dolcezza ed ospitalità sono offerti con generosità all'altro. Alla fine, ci regala una coppia di giapponesini in legno dicendoci di portarli con noi in ricordo di questo paese, che per noi non sarà più solo luogo meraviglioso, ma anche memoria di persone meravigliose!
 
Arigatou gozaimsu Ohno!


martedì 11 ottobre 2016

Giappone: luoghi d'incanto.

Devo dire che ciò che rende fortunati me e mio marito è anche il fatto di condividere il nostro percorso di vita con tanti amici, alcuni dei quali davvero appassionati di Giappone! Non sarebbe stato lo stesso viaggio se non avessimo seguito i loro consigli (Stefano in primis!!!). Quindi la scelta delle tappe è stata condizionata da chi prima di noi ha visto dei luoghi incantevoli. E così sia: Nikko!

A due ore di distanza da Tokyo incontriamo Nikko. Nonostante fossero ancora i primi giorni del nostro soggiorno in terra nipponica, abbiamo compreso che sarebbe stata una "climbing holiday"!!! Quando si arriva in stazione, si sa di dover spesso raggiungere un luogo situato in altezza, quasi metafora di doversi conquistare la possibilità di ammirare luoghi tanto affascinanti! Anche il clima, davvero molto umido, spesso appesantisce l'affrontare la salita, eppure regala quella sfocatura al paesaggio che sembra di vivere all'interno di un mondo immaginifico, onirico.

La prima attrazione di Nikko è il ponte rosso sul Fiume Daiya, ricostruzione di quello originale del XVII secolo. La leggenda narra che l'eremita che fondò questo centro religioso venne portato al di là del fiume da due serpenti.
Dopo essersi inerpicati lungo questi sentieri naturali, si arriva all'edificio più importante di Nikko, il mausoleo Tosho-gu, costruito nel 1634. Vi hanno lavorato oltre 15.000 artigiani, che hanno laccato, dipinto, intarsiato, decorato e scolpito per due anni per creare questo meraviglioso complesso!
All'interno di può ammirare una pagoda di 5 piani costruita nel 650.
L’Omoto-mon, è l’ingresso vero e proprio che si incontra dopo la pagoda ed è presidiato da due statue dei re Deva.
Dopo si trovano 3 magazzini sacri, la fonte sacra per lavarsi le mani, ricoperta da un tetto stile cinese,
e la Shinkyusha, la stalla sacra, con la famosa scultura delle 3 scimmiette non vedo, non sento, non parlo. Io e mio marito ci siamo concessi un po' di ilarità (come nella foto che segue)!
In realtà queste tre scimmie insieme danno corpo al profondo principio proverbiale del "non vedere il male, non sentire il male, non parlare del male".
La bellezza di questo luogo è indescrivibile, la ricchezza artistica lascia stupefatti. Una delle cose che colpisce di questo santuario è il suo essere una macchia di colore immersa nel verde. Il colore rosso è preponderante ed ha anche un importante significato culturale. Il rosso, aka, per i giapponesi è luminoso, brillante e si contrappone al nero. E' il colore che rappresenta il sole (vedi il cerchio rosso della bandiera che simboleggia il Sol Levante). E' un colore di buon auspicio e felicità!
 
L'altro santuario che abbiamo visitato è quello di Taiyuin-byo, dedicato al nipote di Ieyasu ed immerso nel bosco. Meno affollato di turisti, permette di godere maggiormente delle suggestioni del luogo.
La natura imperante tutto intorno ci convince ad allungare la nostra esplorazione, così ci dirigiamo verso le Cascate Kegon. Saliamo su un autobus che affronta a fatica i tornanti in salita e ci ritroviamo in alta montagna, con piccoli villaggi. Raggiungiamo la nostra meta e, prendendo un ascensore, si accede ad un punto panoramico da cui è possibile osservare le cascate in tutta la loro maestosità.
Il tramonto giunge veloce, il cielo piuttosto adombrato lascia filtrare una flebile luce, che comunque arriva a creare e a regalarci uno spettacolo straordinario. Sulle acque del lago poco distante si creano riflessi cangianti ricchi di innumerevoli sfumature!
 

domenica 9 ottobre 2016

Sentire la spiritualità: Tokyo e i suoi tempi


Questo non vuole essere il mio diario di viaggio, di cui il web è ricchissimo, quanto piuttosto un "brain storming" tematico, legato alle esperienze fatte nei diversi luoghi.
La spiritualità giapponese ci ha affiscinati sin da subito, forse proprio per il notevole contrasto che si vive a Tokyo. Da una parte la moltitudine di gente che percorre le strade affollate, la modernità dei grattacieli che spiccano in altezza, le luci coloratissime delle insegne notturne, e poi ecco che poi incontri delle "oasi": natura, tranquillità, pace e tutto assume un senso diverso. Che sia un tempio buddista o un santuario shintoista si ha sempre la sensazione che il luogo rimandi ad una meditazione interiore.
E' quanto avvenuto a Meji Jingu, il tempio shintoista più importante di Tokyo. Si passa sotto il grande tori, il tradizionale portale d'accesso all'area sacra, e si attraversa un ampio e lungo viale alberato, quasi ad indicare il passaggio da ciò che è quotidiano, caotico, stressante, a ciò che è silenzioso, quieto, mistico.
 
Come in molti luoghi sacri, il primo rito è l'abluzione.
 
Acqua per purificarsi: si raccoglie con un mestolo e ci si sciacqua prima la mano sinistra, poi la destra ed infine la bocca (sputando l'acqua all'esterno della vaschetta, in un sistema di scolo posto tutto intorno).
Inizia il dialogo con le divinità: tavolette in legno appese, dove solitamente sono scritti messaggi, desideri o ringraziamenti, così come avviene con le tanichette di sakè.    
Di solito è possibile, in cambio di un'offerta, prendere all'interno di un contenitore un foglietto della fortuna. In questo tempio il messaggio era sostituito da una poesia, composta dall'imperatore Meji. E quante le emozioni che mi ha regalato questo pensiero:

"Lascia che il tuo cuore sia splendente e trasparente come il sole che sorge. Sii, infatti, felice di essere colei che porta agli altri, attraverso le proprie azioni della vita quotidiana, la pacifica freschezza dell'alba!"

In segno di rispetto la parte più sacra del tempio non è fotografabile, e ci si accosta silenziosamente per pregare. La preghiera segue uno schema ben preciso: ci si inchina due volte, si battono le mani per due volte e, terminato il raccoglimento, ci si inchina di nuovo.  
Raccoglimento, meditazione, preghiera sono un accadimento ineludibile in questo luogo. Non è il tempio in sé, è il percorrere lo spazio che lo circonda, attraversare i viali alberati, è osservarne la fioritura, è sentire il profumo che maturano, è ascoltare il cinguettio degli uccelli. E' così che i parchi sono parte integrante del sacro,  sono i giardini, gli acquitrini, i bonsai...
E poi le ninfee: il fiore di loto, tanto caro al simbolismo buddista per via del suo affondare le radici nel fango, di distendersi sulla superficie delle acque stagnanti, uscendo da esse immacolato e bellissimo. E' il simbolo di chi vive nel mondo senza esserne contaminato.
E sempre a Tokyo il tempio buddista del Senso-Ji, uno dei più famosi della città, che nonostante la pioggia, era davvero molto affollato.
 
L'imponente portale, che si distingue dal tori shintoista...
 
Questa volta un rituale che sa di profumi: è possibile acquistare dell'incenso, accenderlo ed inserirlo all'interno di un grande braciere. Il gesto finale è quello di accompagnarne il fumo verso il proprio corpo, così da poterne trarre giovamento fisico.
 
Riproviamo anche il bigliettino della fortuna. Lo prende mio marito, ma il messaggio non è beneaugurante questa volta, così ci spiegano che è possibile annodarlo, la divinità porrà il suo intervento per far volgere al meglio la situazione!
L'intervento divino sul futuro, mentre noi ci lasciamo avvolgere dal qui ed ora di un incantevole parco...