sabato 19 novembre 2016

Giappone: ultima pagina del nostro viaggio, forse non proprio un lieto fine.

Ci dirigiamo verso la nostra tappa più a sud dell'isola nipponica: Hiroshima. Da Kyoto prendiamo lo Shinkansen, il "treno proiettile" che viaggia sulla rete ferroviaria ad alta velocità.

Arriviamo in poche ore a destinazione. Ed arriviamo puntuali! Inutile dire che l'efficienza di questi servizi di trasporto è impeccabile: "spaccano" il secondo, anche perché a distanza di pochi minuti sullo stesso binario partono più treni!
Giungiamo nel primo pomeriggio, abbiamo un albergo all'interno di un grattacielo con una finestra che ci permette di avere una panoramica della città.


 Il pomeriggio, però, sarà dedicato a visitare l'isola di Miyajima. Con solo 10 minuti di traghetto si approda su questa bellissima isola, su cui regna un'atmosfera rilassante e spirituale.
Siamo arrivati tardi rispetto agli orari di apertura dei tempi, ma riusciamo a vedere l’Itsukushima Shrine, che domina la spiaggia e contrasta con il rosso della sua architettura i colori della sabbia e del mare. Il santuario fu costruito a causa della sacralità dell'isola stessa su cui sorge. L'ingresso all'isola è stato infatti a lungo vietato, finché ai pellegrini è stato concesso di raggiungere il santuario costruito su palafitte all'interno di una piccola baia dell'isola. Il famoso tori (portale di ingresso al luogo sacro, da cui i visitatori sono tradizionalmente tenuti a passare) è stato costruito sull'acqua di conseguenza, collocato in mare di fronte al tempio. Rubo un'immagine dal web, visto che era in fase di restauro, per meglio farne apprezzare la bellezza.


L'edificio templare consiste in una serie articolata di strutture a palafitta. Gli edifici che compongono il santuario sono edificati secondo l'antica architettura shintoista e costituiscono "un importante esempio di architettura antica religiosa integrata con il paesaggio naturale".


 Anche il paese è molto accogliente: è attraversato da un fiumiciattolo;

 
è abitata anche dai dolcissimi cervi;

si trovano piante molto particolari;

svetta in alto sulla collina una pagoda a cinque piani.
 
Eppure lo spettacolo più bello è donato dai colori del sole che si staglia sul mare ed incontra i colori delle alghe sulla spiaggia.
 
E' tutto scolpito da giochi di luce, colori che si rifrangono sulle acque, voli ampi di uccelli nel cielo.
 
Siamo rapiti, sognanti, pervasi dall'inclusione di questo panorama spettacolare. Ci sediamo, silenziosi, ad osservare: le emozioni prevalgono sulle parole, la visione supera la volontà descrittiva, al dialogo si sostituisce un silenzioso appagamento!
 
È ormai notte quando arriviamo ad Hiroshima. Questa città è nota a tutti per essere la prima città obiettivo di un attacco nucleare durante la Seconda Guerra Mondiale. Riusciamo a visitarne il Memoriale della Pace. L'edificio venne progettato dall'architetto ceco Jan Latzel e la sua costruzione terminò nel 1915: il palazzo fu destinato a ospitare la Industry Promotion Hall di Hiroshima. L'esplosione avvenne a circa 100 mt., tanto che l'edificio venne rinominato Cupola della Bomba.
 
L'edificio fu una delle pochissime costruzioni, se non l'unica, a non venir completamente incenerite dall'energia atomica. Tutto il resto della città, costruito in legno come da tradizione giapponese, venne cancellato.


Inutile dirvi che osservare questo edificio adombrato dai riflessi notturni risulta spettrale architettonicamente e simbolicamente. E' intensificato il suo traspirare il monito pacifico, è acuito l'orrore rispetto a quanto accadde quel 6 agosto 1945.
L'indomani mattina proseguiamo la nostra visita al Parco della pace. Il Cenotafio, con i nomi delle circa 200.000 vittime, è costruito sotto un arco che fa da cornice al laghetto della pace, alla fiamma della pace ed alla Cupola della Bomba.
 
Il museo, con all'interno un commovente percorso che descrive il prima ed il dopo la tragedia atomica, contiene numerosi reperti e testimonianze. Sono stata incapace di fotografare un tale orrore, il dolore ha preso la forma delle testimonianze di chi ha perso i propri cari quella sera o negli anni successivi, per colpa delle radiazioni.


 
Il parco riserva un posto anche per un monumento speciale: Il Monumento ai bambini, dedicato ai numerosi bambini che subirono le drammatiche conseguenze delle radiazioni atomiche.
La statua è stata eretta in ricordo di una bambina giapponese, Sadako Sasaki. Abitava a circa 2 km dal punto di scoppio della bomba. L'esplosione del 6 agosto 1945 la scaraventò fuori dalla sua stanza, apparentemente senza gravi ferite. All'epoca aveva 2 anni. La sua vita proseguì senza particolari problemi conducendo le normali attività di una bambina, che amava particolarmente correre. All'età di circa 11 anni cominciarono però a manifestarsi i primi sintomi dell'esposizione alle radiazioni. Fu ricoverata in ospedale per leucemia. La sua migliore amica, facendo appello ad una leggenda giapponese le regalò una piccola gru di carta. La leggenda diceva che realizzando almeno 1.000 gru era possibile far felice gli Dei e chiedere loro un desiderio. Quello di Sadako era di poter tornare a correre. Sadako inizio a costruire le 1.000 gru di carta, eppure morì il 25 ottobre 1955.  Ogni anno, in occasione del giorno della memoria, tantissimi bambini del Giappone costruiscono le gru di carta e le depositano sotto la statua come se volessero aiutare Sadako a commuovere gli Dei per mantenerla in vita.
Il lieto fine possiamo scriverlo noi, aiutiamo Sadako, afferrando simbolicamente il nostro origami e innalzandolo a braccia spiegate verso il cielo, convinti che l'unica strada percorribile sia solo ed esclusivamente quello della pace. Rifiutiamoci sempre e comunque che altre pagine di storia possano essere colme di sangue e sofferenza!

giovedì 10 novembre 2016

Giappone: ancora meraviglie


Ci sono altre meraviglie, visitate con mio marito e che rimarranno ricordo indelebile. Sono le strade che conducono a bellezze uniche, a luoghi affascinanti, ricchi di storia, di religiosità, di paesaggi naturali. E' quella simbiosi empatica capace di generare immenso stupore.
Abbiamo fatto visita a Nara, considerata la culla dell’arte, della letteratura e della cultura giapponese, e che fu anticamente capitale del Giappone.
Si trova a sud-est di Kyoto. Qui si trovano importanti templi e un enorme parco al cui interno girano indisturbati migliaia di cervi. Il cervo è l'animale simbolo della città. Ed è possibile ammirare la dolcezza e l'innocenza di questo animale, che traspira dallo sguardo degli occhi, dalla grazie del corpo e dalla mansuetudine comportamentale.  

Secondo la leggenda, Takemikazuchi-no-Mikoto, il kami del Santuario di Kashima, venne invitato al Santuario Kasuga Taisha di Nara e vi arrivò in sella ad una bellissima cerva bianca: da quel momento i cervi vennero considerati come dei messaggeri dei kami, e dunque esseri sacri. In passato, chi uccideva un cervo a Nara era punibile con la pena capitale.
Oggi
i cervi di Nara sono stati dichiarati “Monumenti Naturali”. Attualmente si calcola che vi siano circa 1.200 esemplari, tanto che i visitatori possono ammirarli mente vagano liberamente per il centro, dando loro dei particolari cracker rotondi fatti apposta per loro, chiamati Shika-Senbei.

Il Todaiji è uno dei templi più famosi e storicamente importanti del Giappone e un punto di riferimento di Nara. Il tempio è stato costruito nel 752 come il tempio principale di tutti i templi buddisti provinciali del Giappone. Serviva sia come luogo di preghiera, sia come centro di ricerche delle dottrine buddiste. Fu fondato da Roben, il capo della setta buddista Kegon.

Il tempio di Todai-ji è costituito da un gruppo di edifici: nella Grande Sala del Buddha (Kondô) è ospitata la statua seduta del Buddha Vairocana, una monumentale struttura in legno a sette alloggiamenti con la statua vera e propria realizzata in bronzo e alta ben 15 metri. Il progetto della statua mandò quasi in bancarotta l'economia giapponese, consumando la maggior parte del bronzo disponibile. La statua del Buddha è composta da un corpo di bronzo placcato d'oro. Secondo gli archivi conservati nel Tōdai-ji più di 2,600,000 persone ne aiutarono la costruzione. La statua fu costruita utilizzando otto stampi ed i lavori durarono tre anni. Si rimane stupefatti dall'imponenza di questa statua, emana tutto il suo carisma simbolico di trascendenza.
 

La simbologia statuaria irrompe in tutta la Hall anche con le altre due statue che affiancano il Budda,

e con le immense statue lignee di divinità guerriere.

Una delle colonne portanti nella Great Buddha Hall ha un foro nel mezzo e si dice che sia della stessa grandezza delle narici del Daibuts. I visitatori cercano di passarvi nel mezzo perché la leggenda dice che chi riuscirà ad attraversare il foro sarà benedetto con l'illuminazione nella vita futura. I bambini possono passare senza problemi, ma i grandi ne escono a fatica.

La magnificenza degli interni passa anche attraverso il parco esterno che fa da perfetta cornice!

 
 
Un altro luogo che abbiamo trovato molto affascinante è il santuario dedicato al kami Inari, situato a Fushimi-ku, nella zona ovest di Kyōto. Il santuario si trova alla base di una montagna e comprende diversi sentieri verso altri santuari minori. Le prime strutture sono state costruite nel 711 sulla collina Inariyama, nel sud-ovest di Kyoto, ma il santuario fu spostato nell'816 su richiesta del monaco Kūkai. La struttura principale del santuario è stata edificata nel 1499.  Nella parte inferiore della collina ci sono la porta principale ed il santuario principale. Dietro ad essi, in mezzo alla montagna, il santuario interno è raggiungibile con un sentiero fiancheggiato da migliaia di torii. Sono il cuore pulsante con la vivacità del loro rosso a catturare la vista verso questo preludio prospettico.
 
Sono i tori che si fanno man mano più lineari e stilizzati a susseguirsi, a fiancheggiare le scalinate immerse nella lussureggiante vegetazione, a creare questa visione verso l'infinito.
 
Sulla cima della montagna ci sono centinaia di cumuli  per il culto privato: vi sono altari carichi di oggetti votivi, lampade, statue e messaggi rivolti alle divinità.
 
Dai tempi antichi in Giappone Inari è sempre stato visto come il patrono degli affari, e sia commercianti che artigiani tradizionalmente venerano Inari. In primo luogo, tuttavia, Inari è il dio del riso. Ognuno dei torii al Fushimi Inari-taisha è stato donato da un'azienda giapponese. Le volpi (kitsune), considerate messaggeri, si trovano spesso nei santuari di Inari. Un attributo ricorrente è la chiave (del deposito di riso) nella loro bocca.
 
Himeji è un edificio a scopo militare, situato nell'omonima cittadina ed eretto nel 1601. Si tratta di una delle più vecchie strutture del periodo Sengoku che siano giunte fino a noi. Il castello di Himeji è conosciuto, a volte, anche col nome di Hakurojō, o Shirasagijō, cioè airone bianco, per via del suo aspetto esteriore di un colore bianco brillante.


Le alte fondazioni in pietra, i muri bianchissimi, i bastioni, le porte d'accesso, il dedalo di stradine che conduce al maschio centrale, l'organizzazione e disposizione degli edifici all'interno del complesso, le postazioni dell'artiglieria e i fori per il lancio di pietre contro il nemico hanno il solo scopo di essere da deterrente per gli eventuali assalitori e da permettere ai difensori di averli continuamente sotto scacco.

Sogni una favola e la rivivi nel castello di Himeji. Immagini principesse che indossano preziosi kimono, che percorrono le stanze private di cortili interni,

 
immagini un edificio bianco che si colora di fiori e colori grazie al parco circostante.
 
Il Korakuen è un bellissimo giardino paesaggistico e principale attrazione di Okayama. E' classificato come uno dei tre migliori giardini paesaggistici del Giappone. Si trova proprio accanto al Castello di Okayama.
Il giardino, che misura 14 ettari, fu costruito nel 1687 da un signore locale come luogo di intrattenimento per la famiglia e per ricevere importanti ospiti. Vi sono antiche case del tè, vastissimi prati, laghi incantevoli, boschi, colline, sentieri e cascate.
 
Utilizza al massimo livello una tecnica paesaggistica nota come shakkei (paesaggio in prestito) che consiste nell'inserimento di elementi esterni al giardino in modo tale che sembrino farne parte: ad esempio il castello di Okayama, le montagne circostanti e altri elementi distanti sono inquadrati fra gli alberi, gli edifici e le colline interne al giardino in modo che ne sembrino parte o gli facciano da sfondo. Tutti questi elementi si combinano in delicata armonia con le colline e le montagne circostanti. Al susseguirsi delle stagioni gli aceri, i ciliegi e i pruni offrono paesaggi suggestivi.
 
Vivere questi luoghi, viverne la favola, la magia, sentire che un luogo si offre e ti accoglie e mantenerne memoria è regalarsi sempre una piccola goccia di emozione!

mercoledì 9 novembre 2016

Sapori d'Oriente nipponico

Spesso conoscere un luogo passa anche attraverso la conoscenza di ciò che offre la sua tavola.
Ormai la globalizzazione ha fatto sì che qualsiasi turista possa trovare quantomeno le catene internazionali di fast food diffuse ovunque. Eppure trovo sia piacevole addentrarsi sempre un po', anche se, alle volte, con aria circospetta, alle abitudini culinarie altrui. La domanda, infatti, al nostro rientro è spesso stata di chiederci se fossimo riusciti a mangiare qualcosa. Al di là del nostro palato, abbastanza di poche pretese, abbiamo fatto esperienze interessanti.

La mattina non siamo riusciti ad abbandonare il nostro classico cappuccino e ci veniva servito con tanto di schiuma riadattata ai manga!

Spesso chiedevamo dei semplici toast accompagnati dalla marmellata e ci venivano fornite delle fette altissime e soffici di pancarrè. Proprio il loro spessore ha fatto ingegnare i giapponesi, tanto da utilizzarlo per creare delle torte.

E poi si va nei ristoranti alla ricerca di qualcosa di appetibile ed i piatti più comuni che abbiamo degustato sono stati i soba o gli udon, dei noodles di grano saraceno (cambia soltanto lo spessore degli spaghetti più fini i primi e piuttosto grossi i secondi) serviti in una zuppa. Venivano spesso affiancati da riso ed una tempura (la loro frittura leggera e croccante) di gamberi e verdure;

oppure il ramen, trattasi sempre di zuppa con i noodles, ma completata con carne e uova.

Ma spesso a fare la differenza è il luogo dove ci si appresta a mangiare ed è per questo che spesso ci siamo affidati a luoghi che sembravano meno turistici. Siamo stati, ad esempio, in un locale che offriva esclusivamente un piatto: soba, da degustare seduti al banco. Ci siamo dovuti industriare con tutta la nostra abilità all'uso delle bacchette, ascoltando i rumorosi vicini di sedia, poiché la tecnica del risucchio è per loro segno di gradimento!
Siamo stati in un ristorante all'interno di un ryokan, seduti a terra con tanto di cameriera in kimono che si inginocchiava accanto al nostro tavolo, posando una quantità di splendide ciotole in ceramica e sommessamente ci consigliava di osservare il giardino appena di fronte ai nostri occhi.
Io non amo il pesce crudo, pertanto non amo il sushi, mentre mio marito si è avventurato nella sua degustazione, apparendo molto soddisfatto, soprattutto perché non si ha da temere sulla freschezza del pesce stesso.
I ristoranti offrono sempre piatti di vario tipo, dalle verdure alla carne, al pesce, quindi ogni palato troverà come saziarsi e deliziarsi.
I luoghi della differenza, le esperienze insolite... Passeggiavamo nel caratteristico quartiere di Yanaka a Tokio, quando davanti ad una porticina vediamo crearsi una piccola fila. Incuriositi ci affacciamo a vedere cosa si celasse all'interno! Non riusciamo a capire benissimo, ma ci è sembrata un'affollata gelateria. Immaginando che il prodotto sarebbe stato di qualità di accodiamo per entrare. Arrivato il nostro turno, ci accoglie una dolcissima ragazza che ci fa vedere che al banco stanno facendo delle granite, con una macchina che definirei vintage! E per prendere il nostro ordine ci spiega in un inglese stentato che possono mettere un top di latte o yogurt. Prosegue la spiegazione con dei disegni su un taccuino e ci dice ancora che possono mettere degli sciroppi... e disegna una fragola, poi un ananas, una banana!!!
 
E sempre a Yanaka veniamo poi attratti da un profumo proveniente da una tipica casa in legno molto antica. Delle giovani ragazze hanno ricavato una bakery e stavano sfornando una specie di pizza e dolci davvero invitanti.
Eppure alcune delle cose più gustose di questa esperienza culinaria le abbiamo trovate lungo la strada...
A Kyoto, passeggiando di notte, vediamo sempre una lunga fila e ci accorgiamo che stanno preparando dei dolci. Si tratta dei dango, piccole polpette di riso infilzate in un bastoncino. Prima messe a cuocere su una griglia e poi ricoperte da una salsina gommosa a base di semi di sesamo.

Appena fuori il tempio di Inari, ci siamo fermati ad osservare la preparazione delle takoyaki, ovvero delle frittelle ripiene di polpo.
 
Ed è la cosa più divertente fermarsi per assaggiare, senza limitarsi nella scelta! E questo è soprattutto il caso dei dolci.  Un dolce molto semplice simile al nostro pan di spagna è il castella o kasutera.
Poi ci sono i vari dolci ripieni di marmellata di azuki (i fagioli dolci): il taiyaki, la cui pasta è molto simile ai pancake o ai waffle; i daifuku, i dolcetti di riso pressato, composti da riso glutinoso; gli imagawayaki, i dolci a base di pastella fritta in una padella speciale.
Il melon pan, pane dolce a forma di melone con una crosta sottile biscottata, è venduto caldo e spesso servito con gelato alla vaniglia.
E' simpatico vedere quanti teenager si appostano all'uscita da scuola a questi piccoli, ma allo stesso tempo coloratissimi negozi di crepes.
 
Poi ci sono tutti gli snack di riso salati da smangiucchiare, come i senbei, disponibili in centinaia di sapori, forme e colori. I senbei sono eccezionali se mangiati appena tolti dalla griglia!

Kaki no tane, salatini di riso leggermente piccanti e di solito serviti mescolati con arachidi; sono considerati dei drinking snack.
 
Gli onigiri, le triangolari polpette di riso, ormai famose per via dei cartoni animati. Possono essere vuote o ripiene di salmone o tonno, spesso avvolte su un lato da una foglia di alga per poter essere afferrati oppure possono degustati più comodamente con dei condimenti, tipo la salsa di soia.     

I pasti sono spesso accompagnati da ottima birra, che per chi vive in Arabia Saudita, è bevanda allettante perché ha, in più, il gusto del proibito! Quando siamo ad Hiroshima troviamo l'Octoberfest, con allestimento in pieno stile teutonico e con tanto di crauti, wurstel e brezel.  Ma nonostante il marchio europeo della festività, siamo gli unici occidentali a passeggiare tra le varie bancarelle!
 
Anche se siamo soliti, da italiani, ad autoincensarci come i fautori della migliore cucina al mondo, amo immergermi anche nei sapori delle ricette altrui. Nei limiti dei propri gusti ci sono sempre nuove scoperte, nuovi ingredienti che possono arricchire il nostro ricettario personale!