martedì 31 maggio 2016

Kuwait - Parte Prima "...E per questa volta shopping sia!!!"

Prima incresciosa sorpresa di questo paese: arriviamo in albergo e al desk ci informano che, qualora non avessimo avuto con noi un documento che attestasse il nostro matrimonio, potevamo anche fare dietro front e tornarcene a casa, perché non sarebbero stati autorizzati ad ospitarci nella struttura. Ovviamente questa richiesta era segnalata in una posticilla illegibile al momento della prenotazione, pertanto panico, sappiamo che con gli arabi non si scherza. In un momento di maggiore lucidità ci rendiamo conto che, essendo un documento richiesto a mio marito al momento dell'assunzione, l'aveva tra gli allegati delle e-mail scambiate con la sua azienda. Nonostante ciò, non si tratta di un documento così scontato da portare con sé.
Quando abbiamo scelto questa meta di viaggio, abbiamo provato a chiedere agli amici cosa ci fosse da vedere in Kwait e cosa valesse la pena visitare. La risposta è stata per lo più univoca: shopping center, mall!
Ma non un semplice centro commerciale, uno dei più grandi e lussuosi del mondo: The Avenues. Progettato, disegnato e pensato per rispondere a tutti i tuoi bisogni, dice lo slogan dell'immagine pubblicitaria.

Si accede da uno dei gate direttamente sulla 5th Avenue, ed il nostro odorato è subito sopraffatto da un forte profumo alla rosa. Pochi passi più avanti scopriamo, infatti, una fontana ricolma di rose rosa recise.

E poi ci chiediamo se siamo in fondo così lontani da casa, potrebbe tranquillamente sembrare Via Condotti a Roma con le stesse blasonate griffe. Lo sguardo che si gira intorno è catturato dalla cupola che cambia costantemente colore.
Percorriamo gli immensi viali interni,

sostiamo in uno dei numerosissimi ristoranti e apprendiamo che ci sono anche diversi intrattenimenti di cui poter usufruire, dal cinema al mondo dei giochi virtuali per ragazzi, alle spa, tra cui una dal design "Hello Kitty" (mia sorella sarebbe impazzita!).
Io torno sempre ai mercatini, e non potevo perdermi il souq più stiloso incontrato fino ad ora!
Ed anche qui locali, ma dei più tipici di cucina araba.
Le spezie diventano un negozio che le mostra elegantemente esposte e confezionate.
Il sarto adagia tutti i rotoli di stoffa giustapponendoli per sfumature degradanti dal bianco all'avorio.
 
Ed infine un curioso angolo dedicato a chi vuole farsi disegnare dei tatuaggi all'henné.
 
Eppure non resistiamo a concludere il nostro giro con una sana abitudine tutta dal sapore italiano: caffè!

domenica 29 maggio 2016

"Zia porti cammello me?"...

...Questa la richiesta del mio nipotino durante la nostra ultima videochiamata. Come potrete immaginare far capire ad un bambino di poco più di due anni e mezzo che gli zii si sono trasferiti in Arabia Saudita è piuttosto difficile. Ma per alimentare la sua curiosità i miei familiari hanno fatto breccia nel suo profondo interesse per il mondo animale, raccontandogli che abitiamo in un paese lontano, per raggiungere il quale occorre l'aereo (e quindi lui a braccia spiegate che simula il volo per venirci a trovare!), e viviamo in un paese desertico dove vivono tanti cammelli. E' bello chiedersi cosa avrà fantasticato nel suo immaginario, ma poi mi sono risposta che forse quella nuvoletta fumettistica è comparsa più volte anche sulla mia testa pensierosa, perché non ho mai avuto un precedente contatto reale con questi luoghi. E qui, come si esce dai centri metropolitani urbani, interviene il deserto a dominare il paesaggio.

Questa volta rotta verso il Kwait, ci aspetta un'interminabile strada le cui carreggiate sono affiancate da queste dune sterminate, ma diverse da quelle incontrate verso Doha. Ed ecco Mr. cammello, direttamente a bordo del camion che ci precede!
Appena fuori, il corredo urbano è sostituito da quello industriale, dove imperversano raffinerie petrolifere, con le ciminiere a canne alte da cui spiccano fiamme sinuose verso il cielo.
E poi da lì, l'energia trasmessa capillarmente da queste torri che creano un abile effetto prospettico, sembrando di perdersi verso spazi lontani.
Per alcuni tratti si fa più verde, con ceppi di vegetazione spruzzati qua e là.
Si avvicendano anche zone acquitronose, che ricordano le formazioni  di acqua delle oasi ed altri delle saline salmastre.
 
Sembrerebbe che queste acque abbiano quasi eroso alcune rocce e prosciugandosi abbiano lasciato un sostrato salino di colore biancastro, che circonda questi simil crateri.
Finalmente arriviamo ad un tratto che avrebbe tanto affascinato il mio dolcissimo nipotino, la fauna tipica del posto: protagonista assoluto il cammello!
Chiunque si dedichi alla pastorizia, deve sopravvivere per dei periodo in alloggi di fortuna, ma non tutti sono simili.
Ci sono, ad esempio, delle abitazioni in legno sopraelevate, che strutturalmente ricordano le preistoriche palafitte, sicuramente affinché non vengano seppellite dei vari movimenti della sabbia.
Altre sono delle vere e proprie tende piantate nel mezzo del deserto.
Ci sono le più classiche abitazioni arrangiate giustapponendo dei bandoni, ed altre dove i diversi stili si combinano in piccoli accampamenti.
E se si pensa al caldo delle temperature estive, il calore soffocante del deserto non può che rimandare all'idea di un lavoro estremamente faticoso, che richiede una consumazione fisica inimmaginabile ed al sogno di questi pastori di attraversare quelle strade a tutta velocità per evadere, come questo camion che sfreccia "a tutta polvere"!!!

giovedì 26 maggio 2016

La bicicletta verde

Uno dei temi caldi, che mi si chiede di affrontare, è la tanto discussa questione femminile. Purtroppo, devo ribadire che non ho elementi sufficienti per trattare o approfondire l'argomento.
Vorrei lasciar parlare i fotogrammi di un film, la cui regia si deve ad una donna saudita.


"La bicicletta verde" è un film del 2012, scritto e diretto da  Haifaa Al-Mansour. E' l'ottava di dodici figli del poeta Abdul Rahman Mansour, che la introdusse al mondo dei film attraverso i video, visto che non ci sono cinema in Arabia Saudita. Si è laureata in Lettere all'Università Americana del Cairo ed ha completato un Master in Regia presso l'Università di Sidney. Ha avuto molto successo con i suoi primi cortometraggi e documentari, dove è sia apprezzata che diffamata, a causa dei suoi argomenti considerati "tabù" nel Regno saudita, come la tolleranza, i pericoli dell'ortodossia e la critica alla cultura restrittiva araba.


Per i nostri canoni cinematografici, il ritmo di questo film risulta sicuramente lento e poco accattivante in termini di creazione di  una narratività scorrevole, ma i temi che emergono sono di sicuro interesse.
Occorre ripercorrere la trama per enucleare alcuni aspetti di vita messi in luce dalla regista, ma per coloro che vogliono vedere il film, occorre fermarsi qui e riprendere la lettura dopo la sua visione.
Il link per visionarlo su Youtube è: https://www.youtube.com/watch?v=dUFwaC0XRRo

La protagonista del film è Wadjda, una bambina molto sveglia, spigliata e talvolta irriverente nei confronti del conformismo religioso. Ama divertirsi usando di nascosto la bicicletta del suo amico Abdullah.


I due decidono di sfidarsi tra loro, ma c'è un problema: Wadjda non ha una bicicletta. Un giorno sulla strada per la scuola vede una bicicletta verde, nuova, ancora avvolta nel cellophane, trasportata sul tetto di una macchina. La segue fino ad arrivare nei pressi di un emporio in cui sarà messa in vendita; è allora che si pone l'obiettivo di comprarla. Chiede al proprietario, donandogli una compilation di canzoni su musicassetta a suggello della richiesta, di tenergliela da parte finché non avrà raccolto gli 800 riyal necessari per acquistarla.


Da quel giorno non perde occasione per mettere da parte piccole somme, vendendo braccialetti da lei stessa intrecciati e facendo piccoli favori alle compagne di scuola. Sua madre, così come i professori, trova sconveniente che Wadjda acquisti la bicicletta, ma ha altro di cui preoccuparsi. Lei è infatti sterile sin da quando nacque Wadjda, e suo marito le ha reso nota l'intenzione di sposarsi con una seconda moglie per poter dare finalmente alla luce un figlio maschio. La donna tenta quindi, mostrandosi disponibile e sensuale, di dissuadere il marito.


Nel frattempo, la scuola frequentata da Wadjda annuncia la gara annuale di conoscenza del Corano, il cui vincitore si aggiudicherà 1000 riyal. La bambina non si lascia sfuggire l'occasione e, lungi da qualunque motivazione spirituale, intraprende dure sessioni di studio con l'obiettivo di ottenere il denaro col quale comprare la bicicletta.


La sua determinazione fa sì che, non senza grande impegno da parte sua, Wadjda raggiunga il primo posto al concorso. Al momento dei ringraziamenti, la preside le chiede a quale spesa destinerà i soldi, e la bambina confessa ingenuamente di voler comprare una bicicletta. L'intero pubblico è indignato dalle sue parole e la preside le nega di ottenere il premio, devolvendo in beneficenza alla causa palestinese i 1000 riyal.

Wadjda si è dovuta sottomettere alla chiusa mentalità del suo Paese, e sua madre ha fallito nel tentativo di rimanere l'unica donna dell'uomo che ama. Ma il finale del film mostra un barlume di speranza: la sera del matrimonio, Wadjda riceve in regalo da sua madre la bicicletta verde cui aspirava, che nel contesto assurge a simbolo di ribellione. Le donne devono quindi sostenersi e collaborare per ottenere la giusta considerazione all'interno di una società fondamentalmente classista e maschilista.

sabato 21 maggio 2016

Aspetti insoliti del Barhain


Evadere nel weekend in Barhain ha per noi un senso diverso da quello comune di evasione nel mondo della dissolutezza. Questa volta ci accingiamo a raggiungere un'area fuori dal centro metropolitano, nel mezzo del deserto dove è possibile vedere angoli di estrazione di greggio che passa attraverso questi enormi tubi  ferrosi,

e dove si vedono strane baracche adibite forse ad abitazioni di fortuna.

Anche questa giornata è fortemente ventosa, il che significa camminare con la sabbia che ti sferza fastidiosamente la pelle. Intravediamo nella polvere questo miracolo della natura:
è il "Tree of life o Shajarat-al-Hayat", la cui sopravvivenze è avvolta nel mistero, nella leggenda. "L'albero della vita" è un esemplare di "Prosopis cineraria" di 400 anni, immerso in una zona desertica completamente priva di una fonte apparente di acqua e di altra vegetazione. Le storie locali narrano che L'Albero della Vita sia stato piantato qui nel 1583. Da allora è sopravvissuto fino ad oggi, mantenendo un aspetto invidiabile con tante foglie fresche e verdi, che contrastano con la collina di sabbia su cui cresce e da dove mostra tutta la sua maestosità dinanzi al deserto. Il tronco è maestoso e  presenta un groviglio di rami così fitto e, per certi versi, talmente caotico da sembrare irreale. Natura e mistico, realtà e mito fusi ad accogliere i numerosi turisti affascinati da questa acacia.
E poi di nuovo un souq, ormai lo sapete che sono attratta dai mercatini, dai suoi colori,
dagli oggetti particolari, come questi tipici cappelli afgani usati per i matrimoni,
e dagli odori delle spezie.
Perdendoci nei vicoli, apprendiamo anche un nuovo simpatico costume: i diversi  venditori di spezie lasciano un'enorme cesta al di fuori dei loro chioschi stracolmi di noccioline e caramelle da offrire ai viandanti, credo retaggio del loro forte senso di ospitalità!
E quando c'è caldo non ci si può che dissetare con quella che è divenuta la mia bevanda preferita: il succo di limone e menta.
Per terminare il giro delle curiosità locali, troviamo un angolo di simil Qatar a Manama... un porticciolo con le antiche barchette dei pescatori, attraccate a spiccare anche qui sullo sfondo di grattacieli ultramoderni.
 
Sono i contrasti che hanno reso più interessante questa giornata: realtà e misticismo, nuovo e tradizionale, antico e contemporaneo... sanno coesistere armoniosamente e noi possiamo accoglierli vedendone i confini sfumare senza essere colti dalla loro antitetica giustapposizione. 

venerdì 20 maggio 2016

Acque turchesi, spiaggia bianchissima in un angolo simil statunitense!

Decidiamo per il mare, di buon ora in cammino per non prendere il sole più cocente! Ci incamminiamo in macchina e lungo la strada cominciamo ad intuire che forse non sarebbe stata la giornata perfetta!!!
Un vento fortissimo alza la sabbia e la sposta dal limitrofo deserto sino ad invadere la carreggiata!
Comunque non desistiamo e proseguiamo verso la nostra meta giornaliera. Accediamo in una di queste città create ad hoc affinché gli expat occidentali possano vivere secondo i loro costumi. Sono città dalle strade ampie ed arricchite da piante e fiori, dove le donne possono guidare, di solito si muovono all'interno grazie alle golf kart.


E poi ci sono tutte le facilities che possono rendere più allettanti i momenti ludici...
- Il teatro
- Il ristorante

- Lo spazio giochi per i bambini
- Il bowling ed il campo da golf
Fino ad arrivare in spiaggia, con tanto di torretta di avvistamento per bagnini alla Baywatch!
Ma poi allunghi lo sguardo ed incontri il mare, è agitato e le onde si infrangono con vigore sul bagnasciuga, ma non resistiamo ad immergerci. E la prima più bella sensazione, per me che amo l'acqua calda, è di sentirmi immersa come in un bagno termale.
Dal mare si osserva questa spiaggia bianchissima, ben attrezzata, sempre sotto l'occhio vigile dei bagnini!
Dopo esserci intrattenuti in un bagno più lungo del previsto, facciamo una passeggiata sul lungo mare,
dove alcuni hanno la possibilità di risiedere in case fronte mare davvero molto belle.

Il clima è compiacente ed arriviamo fino alla punta alberata della baia, godendo della vista di queste acque turchesi. E quando il fascino anche delle dune più brulle, quelle dalla vegetazione incolta e selvaggia ti catturano..

non puoi che sognare di sedere su quella lontana panchina, vicina ad albero dai rami frondosi e allungati, e volgere lo sguardo verso quell'orizzonte che attende di vedersi regalare i tuoi pensieri...