giovedì 4 maggio 2017

La Dubai sabbiosa del mare e del deserto (Terza Parte)

Prima tappa della giornata: il mare. L'acqua trasparente,

la spiaggia attrezzata,
 
l'edificio de "La Vela" sullo sfondo,

donne che indossano un normale bikini... quasi non sembrerebbe un paese islamico. Volto lo sguardo sull'altro versante della spiaggia e sul background una moschea lo testimonia.

Di nuovo emerge un paese che, pur di far decollare il turismo, pur di far apprezzare le sue acque, decide di scendere a compressi con i costumi occidentali. 

Siamo solo di passaggio, ci dirigiamo verso l'altro famoso centro commerciale della città, il Mall of Emirates. La notorietà di questo mall è dovuta ad una delle sue attrazioni interne: la famosa pista da sci artificiale, ricreata per permettere di indossare gli scarponi, la tuta e gli sci anche quando fuori le temperature sono roventi.


E queste donne che con tanto di abaya, sembrano ingoffate, ma lo stesso si avventurano lungo le piste oppure sugli slittini per scivolare lungo i pendii.

La neve, il rifugio Saint Moritz,

l'abbigliamento pesante, le fiamme del caminetto... tutto sembra voler ricostruire un mondo montano e da baita che sa di finzione particolarmente ostentata. La mia sensazione è quasi di carpire un mondo che con il suo benessere sa di poter plasmare una realtà artificiosa, sorprendente oltre ogni confine, ma la bellezza paesaggistica muore laddove perde la propria originalità!

Ci incamminiamo anche qui, attraverso il fashion district, ogni tanto cogliendo la grandezza architettonica delle altezze, delle immense cupole, delle vetrate,


delle fontane... 


Sappiamo che Dubai è turisticamente super organizzata rispetto all'Arabia Saudita e quindi decidiamo di partecipare ad un "desert safari" in piena regola. Sappiamo che saremo lontani dall'autenticità dell'esperienza che ci hanno regalato i nostri amici sauditi! Il driver ci passa a prendere in albergo e condividiamo questa avventura con altri turisti francesi ed indiani. Arrivati quasi ai confini con l'Oman, ci lasciamo alle spalle la moderna metropoli e perdiamo lo sguardo in un immenso deserto rossiccio.


Siamo come rapiti da una vastità impressionante, da un colore intenso, da un sole che pian piano ci regala un meraviglioso tramonto.

Siamo quasi inebriati, persi nel godere di questo paesaggio, da questo digradare verso le montagne sull'orizzonte.

Piano piano questa rilassatezza viene sovrastata da un'esperienza adrenalinica: quella che chiamano la "dune bashing", ovvero dopo una lenta salita, arrancando nella sabbia, ci si getta giù, dall'altro lato della duna, sgommando a tutta velocità.

 
Ci si dirige poi verso un campo beduino dove viene servita una cena a base di barbecue. A corollario, tante esperienze tra cui poter scegliere: un hennè,


foto con falco, breve cammellata,


foto con abiti tradizionali. In chiusura di serata viene presentato uno spettacolo di danza del ventre, di cui ho apprezzato di più, per la sua originalità, la versione maschile in stile dervisci rotante. 


Ed è tempo, cala il sipario immaginifico anche sulla nostra visita. Si conclude questo viaggio, che credo ci avrebbe maggiormente impressionati se fosse avvenuto, approdando negli Emirati direttamente dall'Italia, piuttosto che dopo aver visto alcuni paesi del Medio Oriente. La grandeur architettonica e avveniristica è indiscussa, se non fosse eccessivamente appesantita dall'estrema artificiosità di alcuni luoghi. E', invece, fortemente apprezzabile l'attenuazione del contrasto Islam-mondo occidentale che si respira. Con la speranza che questo seme di maggiore apertura attraversi i confini, ce ne torniamo a casa!

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