martedì 6 giugno 2017

Uno stop "mordi e fuggi" nella capitale

Il percorso prosegue verso la capitale, ad un centinaio di chilometri dagli "hidden canyons", Riad. La nomea di questa città non era delle più rosee: una città dai rigidi costumi e trafficatissima. Chissà, forse abbassare le aspettative aiuta a sentirsi gratificati dal poco che si incontra... Il caldo della città ci è sembrato più sopportabile per la ridotta percentuale di umidità, piuttosto verde rispetto alle città della Eastern Province ed il traffico nulla di mostruoso rispetto alle maldestre attitudini alla guida dei nostri locali.
Arriviamo in serata e decidiamo di goderci un po' di vita notturna. Già al calare del sole, gli altissimi grattacieli avanguardistici cominciano a colorarsi di luci. Le luci sono ovunque: lungo le strade, tra i rami degli alberi, ad accendere le insegne di negozi e locali. E' tutto uno sfavillio.


Avevo letto di un evento che avrebbe portato aspetti della cultura giapponese in esposizione a Riad.


Per due appassionati di Giappone l'evento suona davvero allettante. Eppure non è stata soltanto la mostra ad attrarci, ma soprattutto la curiosità di conoscere il centro culturale che l'avrebbe ospitata.  Un grande edificio molto curato, pullulante di gente, che nonostante un ingresso separato per genere, si ritrova all'interno del grande androne per girare ed immortalare con un selfie i vari stand.
 
 
Il respirare questo fermento, vedere tanta gente curiosa di conoscere l'altro da sé, è seme di una voglia latente di apertura. Sono stati chiamati artisti ad esibirsi, sono stati chiamati stilisti a presentare i loro kimono, i loro tessuti, sono stati chiamati abili realizzatori di origami, e simil geishe a far conoscere i passaggi della meravigliosa cerimonia del te'. Si respirava curiosità, voglia di conoscere: le donne accanto ai kimono, i bambini ad osservare la creazione degli origami, giornalisti che davanti ad una telecamera improvvisano un set per intervistare i protagonisti della serata. 
 
 
Torniamo in centro città, quasi accecati dai colori sgargianti della notte. Ne approfittiamo per andare da Eataly in una delle strade più trendy, piena di locali, di donne eleganti sotto un abaya che si comincia a profilare semi aperto!
Nel girovagare notturno, scorgiamo in lontananza l'Al Faisaliyah Center da una piazzetta non molto distante.
Ed eccoci di nuovo in questo miscuglio di modernità e tradizione, di futuristico e ancestrale: famiglie raccolte nel parco, intente ad acquistare dai truck che vendono cibo da strada, pronte per il loro picnic, come da consuetudine beduina. E allora viene steso il tappeto, appoggiati i cuscini per adagiarcisi ed il cibo è pronto per essere condiviso da tutti i familiari.
Lo spettacolo più colorato ce lo regala la nostra stanza di albergo. Stanchi, ci dilettiamo a scorrere visivamente lo sfumare delle luci della Kingdom Tower.
Al giorno seguente abbiamo dato un taglio socio-culturale, andandocene per musei che ospitano aspetti di storia e cultura saudita. Raggiungere questi musei ci ha permesso di intravedere antichi quartieri di case di fango color giallo ocra, decadenti e coperte di fascinosi anni di vita passati.
 
Ci apprestiamo ad acquistare i biglietti di ingresso al Masmak Fort, quando ci informano che l'ingresso è gratuito, accogliendoci con un caloroso benvenuto e suggerendoci la direzione da seguire per l'intero percorso. Costruita nel 1865, la fortezza nasce a scopo difensivo e passa attraverso il possesso di sultani diversi. E' solo nel 1980 che viene ristrutturata ed entra a far parte del King Abdulaziz HIstorical Centre.


Ospita al suo interno anche una moschea ed un pozzo. I soffitti sono coperti da foglie di palma dipinte, così come tutte le porte comunicanti del labirinto di stanze e cortili. Inoltre, il museo offre una mostra di armi antiche, costumi e manufatti agricoli.
 
 
Abbiamo trovato molto interessante una raccolta fotografica della vita che si svolgeva, inizio Novecento, all'interno del souq, non lontano dal forte,
 
e soprattutto l'immagine che racconta di dentisti che operano in spazi all'aperto con strumentazione davvero rudimentale!
Da un museo all'altro, arriviamo al più noto Museo Nazionale, costruito nel 1999 e diviso in 8 grandi sezioni espositive. Il concetto didattico alla base di questo museo è in parte diverso dal classico approccio tradizionale. Si dà minore enfasi a singoli oggetti di valore, presi nella loro unicità, tanto che non si distinguono le copie dagli originali. L'idea, infatti, è quella di non focalizzarsi sul singolo pezzo, piuttosto su ciò che quello che l'oggetto rappresenta, come esemplificativo ai fini della spiegazione di un concetto più ampio.
Si viene immediatamente colpiti dal frammento di un meteorite, ritrovato nel deserto di Rub al Khali, che apre la sezione dedicata all'Universo, al sistema solare, alle placche tettoniche, la geologia e la geografia della penisola araba  e lo sviluppo di flora e fauna.


Include anche degli scheletri di dinosauro.


Si passa poi ad una sezione dedicata alla storia dei diversi regni che hanno costituito l'Arabia Saudita identificandoli in tre età diverse.
Nel percorso si incontra poi una galleria dedicata all'Era Preislamica, intorno al 400 a.C., e l'accento è posto sui numerosi reperti di evoluzione negli scritti e nella calligrafia. E quindi l'era del profeta Maometto, con illustrazione della sua vita e della sua missione. E poi ancora l'influenza dell'Islam sull'Arabia Saudita ed il susseguirsi del Primo e Secondo Stato Islamico fino all'Unificazione. L'ultima immensa galleria è dedicata all'Hajj (al pellegrinaggio) e alle due Moschee Sacre (di Mecca e Medina).     
Al termine della nostra esplorazione ci dirigiamo verso il bar per prendere qualcosa da bere, ma l'inserviente non era al bancone e così ci cominciamo a guardare intorno. Anche una signora saudita si avvicina e trova l'inconveniente spiacevole, comincia ad informarsi e a sollecitare in arabo che qualcuno venga ad offrire il servizio. E' molto gentile con noi e si scusa per l'accaduto. L'incontro è valso a scambiare due parole. Informandoci delle reciproche città di provenienza, ad un certo punto ci guarda e ci confessa di provare un po' vergogna, perché nonostante fosse di Riad era la sua prima visita al museo. Ci spiegava di essersi resa conto dell'importanza del luogo solo dopo che la sorella era stata in visita con una delegazione di un'università londinese: poche parole ancora una volta esemplificative della nostra distanza culturale!
Ci rimettiamo in cammino, pensando che avremmo ancora un bel paesaggio da osservare, magari con una piacevole musica di sottofondo. Pochi chilometri più avanti, invece, ci aspetta una tempesta di sabbia che invade la strada e rende problematica la visibilità.

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