domenica 12 marzo 2017

Sprazzi di anomala normalità!

La risposta più ovvia alla domanda "Cosa ti manca di più nella tua nuova vita?" sono sicuramente gli affetti lontani. Eppure ti rendi conto che ci sono anche altri aspetti, seppur secondari, di cui provi nostalgia. Ed è soprattutto nel momento in cui vengono meno che assumono valore e senti più forte il mancato appagamento. Uno di questi aspetti è la cultura artistica. Ovviamente recandosi in un altro paese ci si aspettano forme di espressione diverse, ma non la quasi  totale assenza.
Quando parlo di cultura artistica mi riferisco non soltanto all'arte visiva, ma anche a musica, cinema, teatro...
Forse stiamo vivendo un periodo storico di svolta... si legge sui giornali dei primi concerti live per il cantante saudita Mohammed Abdu, proprio qui, nella sua terra d'origine. 

C'é fermento, si inizia ad instillare la consapevolezza che lo sviluppo di un paese non può che generarsi da idee innovative. E queste vanno alimentate, nutrite, stimolate attraverso la creatività. 
Si cominciano a costruire centri culturali, che non siano solo musei e quindi raccolta del patrimonio storico, ma luoghi collanti di sperimentazioni; luoghi dove poter ospitare performance teatrali, concerti; luoghi dover poter vedere un film. 
Ed eccomi, da "romana" a soffrire questa mancanza. Eccomi cercare di non perdere le rare "exhibition" ed i rari eventi concertistici. Non sono l'unica, siamo tanti e tra gli expat ci sono anche pittori, scultori, musicisti, cantanti, che si sono ricreati piccoli angoli di mondo parallelo!

Qualche giorno fa ricevo un messaggio da un'amica, la quale mi propone di posare per un circolo artistico di ritrattistica. Ci penso, ci rifletto, sorrido!... In Italia forse non lo avrei mai fatto! Non amo essere al centro dell'attenzione, ma forse questa parentesi di vita ti lascia superare anche tante piccole inibizioni. Soprattutto spinta dalla curiosità di vedere qualche bel disegno, decido di partecipare e divertirmi ad indossare per poco più di un'ora i panni di una donna di inizio secolo. C'è un sottofondo musicale: canzoni francesi che lasciavano fantasticare di lontani bistrot parigini.  Due sessioni, una prima rapida fase: degli schizzi sul cambiamento di posizione


ed una seconda fase, più lunga, di posa statica. Ascolto Edith Piaf, La vie en rose... il tempo trascorre veloce e ne è emersa un'esperienza piacevole, catturata dall'entusiasmo dei partecipanti e dal loro talento. 
È così che a distanza di pochi giorni, una sera, ci rechiamo ad un concerto che si dichiara di musica texana. Al monito di "Ksa Rocks"si suona, si canta e si condividono generi diversi.

Questi americani, che, indossati cappelli e stivali da cow boy, salgono sul palco per offrire la musica dei loro luoghi.

Forse un genere non proprio nelle nostre corde, ma piacevole... eppure non lontano quanto il genere dell'esibizione successiva, ai limiti dell'heavy metal!

Nonostante ciò, vedere intorno a te gente divertita, saltellante, ballare e "pogare" mi ha fatto sembrare Marylin Manson un rock meno estremo del solito!

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