Questo
non vuole essere il mio diario di viaggio, di cui il web è ricchissimo, quanto
piuttosto un "brain storming" tematico, legato alle esperienze fatte
nei diversi luoghi.
La spiritualità giapponese ci ha affiscinati sin da subito,
forse proprio per il notevole contrasto che si vive a Tokyo. Da una parte la
moltitudine di gente che percorre le strade affollate, la modernità dei
grattacieli che spiccano in altezza, le luci coloratissime delle insegne
notturne, e poi ecco che poi incontri delle "oasi": natura,
tranquillità, pace e tutto assume un senso diverso. Che sia un tempio buddista
o un santuario shintoista si ha sempre la sensazione che il luogo rimandi ad
una meditazione interiore.
E'
quanto avvenuto a Meji Jingu, il tempio shintoista più importante di Tokyo. Si
passa sotto il grande tori, il tradizionale portale d'accesso all'area sacra, e
si attraversa un ampio e lungo viale alberato, quasi ad indicare il passaggio
da ciò che è quotidiano, caotico, stressante, a ciò che è silenzioso, quieto,
mistico.
Come in molti luoghi sacri, il primo rito è
l'abluzione.
Acqua
per purificarsi: si raccoglie con un mestolo e ci si sciacqua prima la mano
sinistra, poi la destra ed infine la bocca (sputando l'acqua all'esterno della
vaschetta, in un sistema di scolo posto tutto intorno).
Inizia
il dialogo con le divinità: tavolette in legno appese, dove solitamente sono
scritti messaggi, desideri o ringraziamenti, così
come avviene con le tanichette di sakè.
Di
solito è possibile, in cambio di un'offerta, prendere all'interno di un
contenitore un foglietto della fortuna. In questo tempio il messaggio era
sostituito da una poesia, composta dall'imperatore Meji. E quante le emozioni
che mi ha regalato questo pensiero:
"Lascia che il tuo cuore sia splendente e trasparente come il sole che sorge. Sii, infatti, felice di essere colei che porta agli altri, attraverso le proprie azioni della vita quotidiana, la pacifica freschezza dell'alba!"
In segno
di rispetto la parte più sacra del tempio non è fotografabile, e ci si accosta
silenziosamente per pregare. La preghiera segue uno schema ben preciso: ci si
inchina due volte, si battono le mani per due volte e, terminato il raccoglimento,
ci si inchina di nuovo.
Raccoglimento,
meditazione, preghiera sono un accadimento ineludibile in questo luogo. Non è
il tempio in sé, è il percorrere lo spazio che lo circonda, attraversare i
viali alberati, è osservarne la fioritura, è sentire il profumo che maturano, è
ascoltare il cinguettio degli uccelli. E' così che i parchi sono parte
integrante del sacro, sono i giardini,
gli acquitrini, i bonsai...
E poi le
ninfee: il fiore di loto, tanto caro al simbolismo buddista per via del suo
affondare le radici nel fango, di distendersi sulla superficie delle acque
stagnanti, uscendo da esse immacolato e bellissimo. E' il simbolo di chi vive
nel mondo senza esserne contaminato.
E sempre
a Tokyo il tempio buddista del Senso-Ji, uno dei più famosi della città, che nonostante la pioggia, era davvero
molto affollato.
L'imponente
portale, che si distingue dal tori shintoista...
Questa
volta un rituale che sa di profumi: è possibile acquistare dell'incenso,
accenderlo ed inserirlo all'interno di un grande braciere. Il gesto finale è
quello di accompagnarne il fumo verso il proprio corpo, così da poterne trarre
giovamento fisico.
Riproviamo
anche il bigliettino della fortuna. Lo prende mio marito, ma il messaggio non è
beneaugurante questa volta, così ci spiegano che è possibile annodarlo, la
divinità porrà il suo intervento per far volgere al meglio la situazione!
L'intervento divino sul futuro, mentre noi ci lasciamo avvolgere dal qui ed ora di un incantevole parco...
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