Sono stata a lungo a pensare se parlarvi della mia
esperienza estiva in Giappone. Mi chiedevo se avesse attinenza con le tematiche
del blog... In fondo credo siano pagine di questa avventura più ampia e di
confronto con la diversità di queste culture. Un viaggio che vi racconterò
attraverso non solo i luoghi, ma le emozioni, le avventure e gli incontri che
ci ha regalato!
Arriviamo in serata a Tokio e, dato che il nostro albergo
risulta abbastanza centrale ci riserviamo una passeggiata nel quartiere. Siamo
a Shinjuku e camminare lungo le sue vie significa subito godere del fascino
della metropoli notturna, ricca di luci e di immense insegne colorate.
Da
subito la prima atipicità: le insegne sono tante, accecanti e questo perché,
essendo una città sviluppata in altezza, significa che ogni edificio ospita più
locali e negozi. Spesso si entra in un ingresso dove si trova semplicemente
l'ascensore, che poi porterà al locale prescelto. Anche qui non mancano personaggi
che cercano di attrarre clientela e spesso lo fanno facendo oscillare in aria
enormi cartelloni, oppure utilizzando delle ragazze che vestono alla maniera
dei manga (il tipico fumetto giapponese).
Come scegliere il locale dove mangiare? Attraverso un
sistema che definirei "user friendly"!!! Hanno messo il cibo in
vetrina! Delle vere e proprie riproduzioni in plastica dei diversi piatti
serviti all'interno.
Non è geniale? Man mano che il mio racconto prenderà forma,
capirete che questo popolo è quanto di più efficiente e comunicativo.
Ma Shinjuku è anche il nodo nevralgico de negozi di elettronica.
Inutile dirvi cosa significhi entrare in un negozio, che non è un negozio, ma un
insieme di piccoli venditori ciascuno specializzato in un settore.
E poi giri l'angolo, a poca distanza una strada dal mood
romantico, che ti riporta indietro nel tempo, ad un Giappone più tradizionale.
Non ci sono più le insegne coloratissime, siamo quasi in
penombra, solo lanterne appese ai muri; i locali sono molto piccoli,
giusto lo spazio di un bancone e pochi sgabelli per degustare un drink.
Pochi passi e stanno girando un film: una scena d'amore. Ci lasciano
osservare: il ciak, gli attori, le loro battute... sebbene non sia possibile
afferrare cosa stiano dicendo, siamo già parte di questo filmogramma: il nostro!
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