Voglio
iniziare così, con l'immagine di una bandiera al vento... Il grande cerchio
rosso sul bianco è il sole. E' per me conferma che questo paese è anche calore
che scalda e luce che illumina!
Non so è
quello che comunemente si pensa, ma abbiamo conosciuto un popolo attento,
ospitale, disponibile ed estremamente rispettoso. L'approccio è stato legato
alle difficoltà di trovare la giusta linea della metropolitana o trovare il corretto terminale di un treno,
oppure trovare la localizzazione di un posto ed in ogni occasione abbiamo
potuto constatare un'estrema gentilezza. Non solo la disponibilità di chi ci si
rivolgeva in inglese, ma anche di chi si sforzava a gesti o di chi si è
prestato ad accompagnarci.
Un
episodio rimarrà per noi emblematico di una signora che lavorava in stazione,
ma non parlava inglese. Ha capito che avevamo bisogno di raggiungere un
determinato treno e ci spiega che avremmo dovuto prendere la scala mobile fino
al piano successivo e poi avremmo dovuto invertire direzione. Per spiegarsi ci
indica di salire la scala e poi fa un salto girandosi di 180 gradi, così da
ritrovarsi di spalle e farci capire come girare!!! Simpaticissima, sintomatico
di quanto si possano immedesimare nelle difficoltà di un turista. Basti pensare
alla complicata rete metropolitana di Tokyo!
E poi le
scolaresche sempre ricche di ragazzi educati, in gruppi inginocchiati per ogni
dove, intenti ad ascoltare i loro insegnanti.
Ragazzi
impressionati dalle nostre diversità somatiche e vogliosi di scattarsi delle
foto con i turisti arrivati dall'altra parte del mondo!
Altro
viaggio, altro esempio: un ragazzo seduto accanto a mio marito su una delle
tante metropolitane, lo vede destreggiarsi tra le varie applicazioni del
cellulare, alla ricerca del treno che avremmo dovuto prendere successivamente.
Lo vede dubbioso e si rende disponibile ad aiutarlo. Purtroppo non parla
inglese e quindi si ingegnano con un'altra applicazione che fa da traduttore
italiano - giapponese. E' così che inizia una conversazione piuttosto lunga, ci
accompagna anche sul treno successivo perché era nel suo percorso. Racconta di
una vita lavorativamente faticosa, che inizia la mattina presto per terminare
in tarda serata. Erano le sette di sera e lui era sulla strada di ritorno. Un
ragazzo che si affascina anche alla nostra storia di vita in Arabia Saudita e
ai motivi della nostra scelta. Un'ora di treno, un'ora di chiacchiere, piccoli
frammenti di vita condivisi, la gioia di sentirsi amichevoli. Li osservo mentre
dialogano, mentre si fanno un selfie, mentre ridono perché il traduttore scrive
qualcosa privo di senso nella lingua dell'uno o dell'altro. E poi li osservo
mentre si congedano, un po' in difficoltà perché non informati delle usanze
reciproche, e poi vedere Hakira che si avvicina a mio marito e lo abbraccia con
affetto!!!
Le regole,
la puntualità, l'efficienza si respirano in ogni angolo: il senso del dovere e
della responsabilità imperano. Non c'è nessun lavativo, sembra siano
estremamente consapevoli che il lavoro di ciascuno fa parte di una stessa
catena di montaggio, dove ognuno deve dare il proprio contributo. E le regole
sono regole, sono imperative, non esiste deroga alcuna. E' secco, a volte duro
il loro no ad un divieto. E' spesso un gesto a dita incrociate oppure più
sferzante con un urlo che vede questa volta incrociare le braccia.
Mi è
capitato fotografando una vetrina, che una proprietaria si sia molto
arrabbiata, e questo forte diniego abbia fatto saltare mio marito ignaro di
quanto stesse accadendo. Purtroppo è stato un modo spiacevole di capire che
prima di fotografare qualsiasi cosa è opportuno chiedere il consenso, che
spesso non viene rilasciato, e quindi pazienza rispetto per il la loro privacy!
Oppure
incontrare questi strani personaggi, ad ogni terminale, il cui compito è quello
di spingere le persone all'interno dei vagoni, utilizzando una tavoletta rossa
che accompagni la spinta verso l'interno. Cosa significa? Agevolare e
facilitare l'ingresso permette al treno di partire con puntualità!
"Arigatou
gozaimasu" è l'elegante formula per "molte grazie", sempre
accompagnata da una sorta di inchino a mani giunte. E' sempre un
ringraziamento, viene di solito ripetuto più volte, ma è anche congedo. E non è
una pratica riservata alle occasioni speciali, ma è il folle bellissimo rituale
che si ripete di continuo. Immaginate un controllore sui treni, ogni volta che
passa da un vagone all'altro, salutando i passeggeri in questo modo!
Giapponesi,
amanti del digitale, hanno trasferito le loro tradizioni anche sui robot. E'
quando incontro Pepper, simpaticissimo robottino bianco dagli occhi dolci, che
mi guarda dicendo qualcosa di incomprensibile in giapponese. Provo ad interagire
tramite il touch screen per selezionare l'inglese, ma essendo un po' stanchi
non mi dilungo troppo. Mi sto per allontanare, ma credo i suoi sensori abbiano
captato il mio congedarmi e trovo anche lui inchinato sillabando con voce
metallica il suo "Arigatou gozaimasu"!
Inoltre,
sembra che tutti abbiano una collocazione, che le diverse generazioni abbiano
sempre un compito, che la società sia davvero grande comunità e che ciascuno
sia parte dell'ingranaggio. Cosa stupisce? Ad esempio, vedere alcuni bambini
intorno ai dieci anni prendere la metropolitana da soli o in piccoli gruppi.
Significa che i genitori danno un alto senso di responsabilità ai propri figli
affinché si rendano indipendenti da subito. Significa che sia ha un'estrema
fiducia negli altri, consapevoli che in caso di necessità tutti sono aperti
all'aiuto. Significa avere consapevolezza dell'alto grado di sicurezza in cui
si vive.
Uno
degli incontri più interessanti: siamo a Kyoto, trasciniamo i nostri trolleys
tra un viottolo e l'altro, verso il nostro albergo. Un anziano signore appoggiato
al muro di cinta della sua casa sta fumando, ci guarda, ci sorride e ci chiede
se avessimo bisogno di aiuto. Lo ringraziamo, in realtà eravamo molto vicini
all'albergo e ci conferma che l'avremmo trovato dietro l'angolo. Non si ferma soltanto
a darci indicazioni, ci invita a tornare da lui, dopo aver sistemato i bagagli.
Abita in una delle case più antiche di Kyoto, e si scusa ripetutamente per
avere un livello di inglese "da asilo" (come l'ha autodefinito!), ma
vi assicuro che difficilmente si incontrano persone così comunicative.
Torniamo
volentieri da lui. Ci mostra il suo piccolo giardino curatissimo e ci mostra
una piccola fontana, poi ovviamente ci invita a toglierci le scarpe e ad
entrare in casa. Si apre con una stanza ricca di oggetti, antiche collezioni di
famiglia.
Ci
spiega di essere stato uno stilista di kimono e che questa attività giel'aveva
tramandata suo padre. Ne va molto orgoglioso e ci inginocchiamo a sfogliare
curiosi, insieme a lui, le pagine dei suoi disegni. Sono immagini meravigliose
riportate su questa carta sottilissima e già si immaginano come quei contorni
ben delineati siano stati riportati su stoffe pregiatissime, per dar vita a
degli elegantissimi kimono.
Ci
mostra anche le riviste di moda sulle quali sono stati pubblicati i suoi
modelli. Ci offre un bicchiere di sakè diluito, per evitare di farci ubriacare,
ci spiega! Ci racconta della sua famiglia, di come ormai viva da solo, lontano
dai propri figli trasferitisi per motivi lavorativi in altre città, di amare i
suoi nipoti e della piacevolezza di giocarci insieme. Ci racconta di amare
l'Italia e di aver viaggiato in diversi paesi europei. Un uomo, un incontro che
ci ha fatto comprendere che l'umiltà, la semplicità è parte integrante del loro
modo di essere. Dolcezza ed ospitalità sono offerti con generosità all'altro.
Alla fine, ci regala una coppia di giapponesini in legno dicendoci di portarli
con noi in ricordo di questo paese, che per noi non sarà più solo luogo
meraviglioso, ma anche memoria di persone meravigliose!
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