Lo conosco a Doha, dove vive, proprio per motivi lavorativi,
da circa 3 anni. E durante una cena mi racconta
un po' della sua vita. Nasce nel 1988 da una famiglia di origine
giordana, a Riyadh, dove si sono trasferiti per motivi lavorativi
del padre. A Riyadh inizia a studiare, per poi trasferirsi a Gedda negli ultimi
3 anni. Proseguirà poi gli studi universitari di ingegneria in Giordania e
viaggerà durante le vacanze per tornare a trovare la famiglia in Arabia
Saudita. Nonostante il padre abbia vissuto per circa 30 anni in terra saudita
il suo status è sempre rimasto quello di expat e anche Awar, nonostante vi sia
nato, rimane cittadino giordano. Ogni diritto di ingresso nel paese gli è stato
cancellato quando il padre nel 2010 è tornato a vivere in Giordania e se
vogliono tornare a trovare i loro affetti costruiti nei tanti anni di vita in
Arabia hanno necessità di richiedere dei visti particolari o qualcuno deve
inviargli una specifica richiesta di invito. (E' davvero molto recente la
notizia che il governo saudita stia pensando di avviare un processo per
riconoscere una sorta di Green Card per gli expat, ovvero
riconoscimento di maggiori diritti e servizi a fronte del pagamento di tasse).
Già la vita di un expat può sembrare davvero particolare
agli occhi degli occidentali, a partire dal fatto che, mi raccontava Anwar di
aver frequentato scuole solo maschili, perché divise per genere. Tutte le
scuole hanno edifici separati per ciascun grado, ad eccezione di alcune scuole
internazionali private.
Ma ciò che salta subito evidente è che per un adolescente,
con gli ormoni impazziti, vivere una vita per separazione di genere possa
essere davvero complicato. Mi spiegava che, in quanto ad attività, ha potuto
fruire sicuramente di molte opportunità: tutti gli sport (basket, calcio,
nuoto... i suoi preferiti); Internet cafè; bar; bowling; biliardo; videogames.
Il resto del tempo, di solito, si trascorre in ambito familiare in cene,
barbecues all'interno dei compound, oppure spostandosi nel deserto, sulla
spiaggia o nei parchi. E' la famiglia il vero fulcro di questa società: i
genitori devono conoscere gli amici che si frequentano e le loro relative
famiglie. Il controllo è preponderante affinché il proprio figlio possa
condurre una vita sicura e viene costantemente allertato rispetto a qualsiasi
pericolo possa incorrere.
E il nostro sguardo volge contemporaneamente due tavoli più
giù, verso un gruppo di ragazze integralmente velate, si gira verso di me e dice
che forse non comprende tutte le restrittive tradizioni della sua religione, ma è
forte in lui il senso di appartenenza alla famiglia e sostiene anche che hanno
molto di cui andare orgogliosi. Gli chiedo di fornirmi qualche breve evidenza e
mi dà delle interessanti esemplificazioni: la generosità; il senso di
ospitalità; l'attenzione verso la propria moglie, sorella, figlia; il riconoscere
alla donna una dote prima del matrimonio (è uso riconoscere una dote in
gioielli ed in denaro, il cui ammontare viene di solito stabilito dalla
famiglia della donna, che può, poi, autonomamente disporne); il rispetto verso
i propri genitori, che è assoluta priorità, anche quando accade qualcosa di
negativo; il senso di purificazione legato alla pulizia del corpo dopo l'uso
del bagno; la "zakat", l'ammontare del 2,5% sui propri risparmi (il
calcolo è un po' più complesso ed è dovuto soltanto da chi raggiunge un certo
reddito netto) devoluto in beneficienza ai più bisognosi.
Anwar ha aperto la strada ed acceso una fiamma sulla volontà
di approfondire la conoscenza di questa cultura, spero questa luce possa
alimentarsi ancora di così belle persone!
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