domenica 19 marzo 2017

Natura e misticismo

E' bastato percorrere qualche chilometro per giungere in un luogo diverso. Qui difficilmente si parte senza conoscere la meta, quindi non eravamo completamente inconsapevoli di dove stessimo andando, eppure l'arrivo è stata una scoperta... gli occhi meravigliati davanti ad uno spettacolo naturale davvero grandioso. E' nella zona di Al-Hofuf, area della regione di Al Sharqiyah, dominata da una immensa oasi, che ospita circa tremila palme e nota per essere abitata da una minoranza sciita, mentre la maggioranza della popolazione saudita è di orientamento sunnita.
Eppure non è solo il verde a dominare, protagonisti sono ancora i colori del deserto. L'ocra che invade una vasta area rocciosa, ricca di gigantesche conformazioni dalle strane protuberanze, che assumono le sembianze di immensi funghi.
 
Proseguiamo il nostro tragitto e ci inerpichiamo con la macchina verso una collina da cui avere, nonostante la giornata nebbiosa, una visione d'insieme dell'oasi.
 
Strano osservare anche dall'alto queste conformazioni rocciose completamente amalgamate all'interno del complesso urbanistico della città!
 
 
Infine arriviamo nei pressi di questo sito turistico emergente e ben strutturato.
 
Non sono stata in grado di trovare studi di stampo archeologico su questo sito e mi è stato confermato che, nonostante l'organizzazione a sfondo lucrativo-turistico, non sono state fatte ricerche storiografiche in merito. Navigando online "ho scovato" un articolo scritto a tre mani da Mahbub Hussain, Fadhel Al Khlifah, Nazrul Islam Khandaker, tre geologi che hanno analizzato la conformazione rocciosa del luogo. Innanzitutto sostengono che si tratti di un intricato sistema di grotte, sviluppatosi nell'arenaria marna e argilla calcarei della Formazione di Hofuf durante il Miocene Superiore e Pliocene Inferiore.
Le montagne di Al Qarah sono note per i gli alti passaggi, lineari e netti all'interno delle caverne e per gli angusti e stretti canyons. La formazione di questa zona vede un'alternanza di intervalli di rosso e il grigio dovuti alla dominanza di arenaria calcarea. I sedimenti calcarei mostrano, in alcune aspetti morfologici, la presenza di palygorskite, poiché i sedimenti delle grotte erano depositati in un fango di stampo lacustre. Le grotte sono oggetto di interesse sia geologico che geomorfologico. Eppure la loro attrattiva, nel passato, è stata rappresentata anche dal fatto di essere raggiunte da persone a scopo di visita o commercio.


L'entrata principale dell'intero comparto è situata all'estremo orientale, che guarda all'intera piantagione di palmeti dell'oasi di Al Haza. Dove è situata l'entrata siamo su una collina a 75 metri dal livello della strada locale. In effetti è una zona dove c'è un alternarsi di altipiani e subito accanto scoscesi strapiombi. Anche la conformazione di questi funghi, non lontani dalle grotte, è esemplificativa. A differenza di altre grotte l'interno non risulta melmoso, circola esclusivamente polvere portata dal vento e guano. Come suggerito dalle esposizioni  dei muri esterni, i processi di formazione sono tuttora in fieri e le aperture rocciose potranno ancora ampliarsi ed assumere conformazioni ancora più originali.   

Ma entrarvi all'interno, alzare lo sguardo verso l'alto, intravedere questi raggi di luce che filtrano, osservare il gioco di ombre che si creano con l'illuminazione artificiale, ascoltare un melodico sottofondo arabeggiante, rinvia ad un percorso mistico.
 
Capisco che le citazioni coraniche abbiano un fascino sul visitatore che sente un filo conduttore verso alcunché di trascendente.
La maestosità che impera lascia sognare tempi lontani, misteriosi, non studiati, appena accennati con degli artistici graffiti che rimandati alla civiltà ittita. Non ci sono attestazioni, eppure si respira qualcosa di atavico in questo labirintico percorso all'interno di queste scoscese cavità. Un estremo senso di piccolezza e finitudine rispetto alla maestosità imperante della natura.

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