Chi non si ferma verso Natale a guardare l'anno appena trascorso? Chi non si sofferma a fare bilanci? Forse potrebbe essere andata meglio, oppure peggio...
È capitato anche a me, mi fermo a riflettere e ripenso alla storia di S., una dolcissima e sempre sorridente donna eritrea. Un giorno mi racconta del suo mare, di quanto le manchi il suo paese e fin qui posso capirla pienamente, perché, pur non essendo una nostalgica, capisco che le radici sono difficili da sradicare. Mi spiega di essere venuta in Arabia insieme a sua sorella e di aver lasciato i suoi tre figli. Il marito, invece, lavora in Norvegia. Ed ha davanti a sé il suo cellulare e mi mostra le foto di un bambino piccolo, che gattona. Mi dice di averli lasciati alle cure della nonna, sicura che avranno una presenza femminile accanto. Mi parla orgogliosa di loro, gli occhi si emozionano anche solo alla vista di queste immagini! Poi si rabbuia, mi spiega che il costo del visto è diventato molto alto, che aiutare e sostenere economicamente la famiglia non è poi così facile, che non può permettersi l'acquisto frequente di un biglietto aereo per tornare da loro, pena il vanificare tutti i propri sacrifici economici. Ad un tratto le scende una lacrima, e mi dice "Ma'am" (un'abbreviazione formale di "madam") lo sai che anche quando sono con loro non si rivolgono a me per le loro richieste, io sono lì, ma loro continuano a rivolgersi a mia madre come fosse la loro figura materna di riferimento.
La storia di S. è la storia di tanti, dei "workers" che lavorano in terra saudita, dove non serve gettare la carta in cestino perché c'è qualcuno che poi la raccoglierà, dove non serve imbustare la spesa perché alla fine delle casse c'è sempre qualcuno che lo fa per te, dove al termine della scala sociale c'è sempre qualcuno che, nella dignità anche di un lavoro molto umile, sogna un futuro migliore per i propri figli, facendo sacrifici che "noi" non riusciremmo neanche ad immaginare.
Non a caso "choosing saudi"... Io e mio marito abbiamo scelto, ma purtroppo non tutti abbiamo delle alternative. Da qui il mio augurio più grande, perché un domani anche i figli di S. possano avere l'opportunità di "scegliere", affinché il cambiamento non sia necessario ma voluto!
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