Trascorsa in un'intera mattinata all'interno del Topkapi e
ci siamo goduti all'esterno il magnifico panorama sul Bosforo.
E' quindi quasi scontato decidere di recarcisi per vederlo
più da vicino. Lungo la strada che scende verso lo stretto, vediamo dalle
vetrine delle donne in costumi locali che tirano la pita. E quindi sostiamo qui
per in pranzo dove ci fanno accomodare a terra su grandi tappeti ed adagiati su
morbidi cuscini. Forse sarà una ricostruzione a scopo meramente turistico, ma
vale la pena lasciarsi incuriosire dall'ambiente e dagli oggetti appesi in ogni
angolo.
Avevo visto un documentario e mi era rimasto il ricordo di
una storia che avrei voluto rivivere sul posto, con la mia immaginazione.
Saliamo in barca per una delle crociere sul Bosforo. I gabbiani che volano ad
ali spiegate ed io che mi perdo in quel racconto. I lati di Istanbul che vi si affacciano sono
anche quelli più lussuosamente residenziali. Luoghi meta delle residenze estive
di persone agiate del passato, oggi spesso riconvertite in alberghi. Eppure io
intravedo in lontananza quella semplice casa rossa in legno dall'architettura lineare
e dal colore un po' eroso dalla salsedine. La proprietaria è una violinista ed
ama suonare affacciata alla finestra, tanto che i delfini, richiamati dalla
splendida melodia, si avvicinano festosi ad ascoltarla!
Sogni terminati, il battello ormeggia al rientro, scendiamo
ed optiamo per un the' in un tipico locale nella parte inferiore del Ponte Fatih Sultan Mehmet. E' ormai sera, le luci si
accendono su tutta la città, le moschee delineano i loro contorni, ma i
minareti si sovrappongono in un continuum non ben distinguibile degradanti
verso l'alto della collina.
Siamo all'ultimo
giorno, e veniamo svegliati da una notizia agghiacciante. E' il 13 novembre e
ovunque fa eco il racconto dell'attentato avvenuto a Parigi. E' tutto così
strano. Viviamo l'esperienza di una città meravigliosa, fatta di incontri con
persone accoglienti, disponibili ad indicarci i luoghi della loro cultura,
desiderosi di condividere i racconti delle loro tradizioni, vogliosi di farci
conoscere i loro cibi e non riusciamo ad immaginarci nulla di così atroce.
Usciamo in strada ed in un locale incontriamo un uomo, che non tarda a dichiararsi musulmano. Ci guarda e ritiene di
doversi giustificare, di doversi mostrare in modo amicale e di dover
sottolineare di non riconoscersi in queste frange estremiste della sua
religione. Condividiamo un momento intenso di sentire comune ed una vicinanza
che universalmente rifiuta l'accaduto.
Anzi quella stessa
mattina ci rechiamo sulla sponda orientale del Bosforo. Superato il lungo
ponte, decidiamo di arrivare fino a piazza Taksim, la piazza meglio nota per le
proteste e le manifestazioni di dissenso, nel 2013, contro il premier
turco Erdogan. E' il centro pulsante
della Istanbul moderna e commerciale.
Nel mentre
percorriamo una strada alternativa per tornare indietro, veniamo incuriositi da
una chiesa. In realtà era più di una chiesa: un centro ecumenico, divisa architettonicamente
al suo interno in tre navate. Ciascuna navata ospita un credo religioso
diverso: cattolico, evangelico ed ortodosso. Non ci poteva essere data risposta più
significativa allo sconvolgimento della giornata: sotto lo stesso tetto possono
sostare persone di credi diversi, possono rispettarsi pur nella loro eterogeneità
e ciascuno può rivolgere la propria preghiera al proprio Dio.