"Di esperienze di viaggio ne avevamo fatte, ma erano altre, per vacanza, cultura, ricongiungimenti familiari. Eh sì perché siamo una famiglia vocata all'espatrio....il fratello di mio padre emigrò in Sud Africa subito dopo il secondo conflitto mondiale. Mio fratello, allora diciottenne, lo raggiunse negli anni Sessanta. Dopo qualche anno, messa su famiglia, tornò in Italia, poi pensò bene di ripartire ed andò in Inghilterra, paese di origine di sua moglie, dove il suo ramo familiare è alla terza generazione. Il nonno di mia moglie, invece, fu impegnato per diversi anni nelle miniere di carbone in Belgio. Insomma il mondo di fuori lo conoscevamo, ma mai avremmo pensato di dover vivere una esperienza di questo genere. Un giorno Alessandro (mio marito e suo genero!) ci dice che partirà. Caspita ma allora è destino! Si dice partire è un po' morire, morire perché nasce un uomo nuovo, in un mondo nuovo... ma per noi era nuovissimo! Allora dai a spremerti le meningi per ricordare qualcosa che tanti anni fa hai studiato, Arabia Saudita - capitale Ryad, deserto, cammelli! E' un po' troppo poco e vai a cercare notizie, ma ne trovi sempre poche! E se dici che hai figli che sono lì a lavorare, tutti ti rispondono "Ah, sì, sì, a Dubai, la conosco, bellissima!" ...forse c'è un po' di confusione! Vorresti inutilmente rispondergli: "Arabia Saudita, Al Khobar - è un altra cosa". E invece finisci col condividere, con gli eventuali interlocutori, i pregiudizi: "Arabo uguale terrorista." "Ma non è pericoloso?" "E la guerra?"
E poi un giorno siamo stati invitati ad andare. E' stata necessaria una lunga trafila burocratica per ottenere il visto, ma risolta da un agenzia di servizio collaterale all'ambasciata, solerte e veloce. Fissata la partenza, sono arrivate le raccomandazioni: l'abaya per mia moglie da indossare ogni qual volta si è in pubblico, io invece avrei dovuto "indossare" la pazienza e la tolleranza, raccomandazione superflua, visto che anche da noi ce ne vuole!
Quindi voliamo verso l'Arabia con la presunzione di essere "avanti", con tutti i nostri pregiudizi del caso... ed invece, oltre ad aver goduto di molte cose belle, che turisticamente parlando potrebbero offrire opportunità di business (questi luoghi non sono turisticamente sfruttati per via dell'impossibilità di ottenere il visto a tale scopo!), la sorpresa più gradita sono stati i sorrisi e la cordialità dell'approccio! Ci siamo veramente calati in ogni realtà, non abbiamo mai avuto la sensazione di essere sgraditi, anzi forse abbiamo acceso curiosità e quando a qualcuno abbiamo detto di essere italiani potevamo leggergli negli occhi uno stupore positivo! I luoghi: il pieno deserto, con i colori delle tonalità dal beige chiaro ad un marrone scuro nei punti dove qualche pietra di materiale più duro resiste alla erosione perenne; e poi le dune, di una sabbia finissima che ad ogni alito di vento si sposta e disegna le onde come un mare. Ci siamo abbracciati per una foto ricordo, trasgredendo, forse perché lì non è consentito in luogo pubblico, ma era il deserto, ed era un nostro sogno!
Definire le grotte di Al Haza meravigliose è sminuirne la naturale bellezza, intriganti e conturbanti allo stesso modo!
Il cibo meriterebbe una discussione a parte. La nostra cucina è tutt'altra cosa, il nostro è un "saper" mangiare. Quindi, di fronte alle pietanze aromatizzate, speziate, ti viene subito di storcere il naso! Poi ti ricordi che sei qui come ospite... e l'ospite non rifiuta mai! Al limite assaggia e poi declina! Superata la fase dell'imbarazzo, inizi timidamente gli assaggi... e scopri che è anche buono! "Aspetta cos'è?" - chiedo a mia figlia. Mi risponde "E' una semplice purea di ceci, si chiama humus. E' ottimo, vero?"
Ma anche la cabsa, riso basmati con agnello, spiacente per l'agnello, sopratutto perché sto cercando di convertirmi ad un veganesimo discreto, ma il tutto, anche se speziato, era buonissimo!
Da bere avevamo una varietà di cocktail analcolici, al limone e menta, al melograno. Devo dire che l'assenza di vino non ha proprio pesato. Poi un caffè al cardamomo e dolci dolcissimi, scusate ma proprio non saprei come descriverli altrimenti, ed anche realizzati con gusto al limite dell'artistico!
Abbiamo conosciuto Ali, un amico saudita di Hofuf, gentilissimo, ci ha accompagnato a conoscere uno spaccato di vita, guidandoci nei meandri del souq locale, tra merci impossibili accatastate in negozietti angusti, bancarelle di spezie che ostruivano i lunghi corridoi e le botteghe orafe con le porte aperte, le cui vetrine esponevano gioielli di fattura orientale di oro a 24 carati.
Che meraviglia mi avete incuriosita...mi sa che ci faccio un pensierino. .ciao ragazzi
RispondiEliminaCiao Tatiana, il mio voler condividere informazioni su questo paese nasce proprio dal fatto che non è visitabile, in quanto non vengono concessi visti a scopo turistico. :(
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