Giungiamo nel primo pomeriggio, abbiamo un albergo all'interno di un grattacielo con una finestra che ci permette di avere una panoramica della città.
Il pomeriggio, però, sarà dedicato a visitare l'isola di Miyajima. Con solo 10 minuti di traghetto si approda su questa bellissima isola, su cui regna un'atmosfera rilassante e spirituale.
Siamo arrivati tardi rispetto agli orari di apertura dei tempi, ma riusciamo a vedere l’Itsukushima Shrine, che domina la spiaggia e contrasta con il rosso della sua architettura i colori della sabbia e del mare. Il santuario fu costruito a causa della sacralità dell'isola stessa su cui sorge. L'ingresso all'isola è stato infatti a lungo vietato, finché ai pellegrini è stato concesso di raggiungere il santuario costruito su palafitte all'interno di una piccola baia dell'isola. Il famoso tori (portale di ingresso al luogo sacro, da cui i visitatori sono tradizionalmente tenuti a passare) è stato costruito sull'acqua di conseguenza, collocato in mare di fronte al tempio. Rubo un'immagine dal web, visto che era in fase di restauro, per meglio farne apprezzare la bellezza.
Anche il paese è molto accogliente: è attraversato da un fiumiciattolo;
è abitata
anche dai dolcissimi cervi;
si trovano piante molto particolari;
svetta in alto sulla collina una pagoda a cinque piani.
Eppure
lo spettacolo più bello è donato dai colori del sole che si staglia sul mare ed
incontra i colori delle alghe sulla spiaggia.
Siamo
rapiti, sognanti, pervasi dall'inclusione di questo panorama spettacolare. Ci
sediamo, silenziosi, ad osservare: le emozioni prevalgono sulle parole, la
visione supera la volontà descrittiva, al dialogo si sostituisce un silenzioso
appagamento!
È ormai
notte quando arriviamo ad Hiroshima. Questa città è nota a tutti per essere la
prima città obiettivo di un attacco nucleare durante la Seconda Guerra
Mondiale. Riusciamo a visitarne il Memoriale della Pace. L'edificio
venne progettato dall'architetto ceco Jan Latzel e la sua costruzione terminò
nel 1915: il palazzo fu destinato a ospitare la Industry Promotion Hall di
Hiroshima. L'esplosione avvenne a circa 100 mt., tanto che l'edificio venne rinominato
Cupola della Bomba.
L'edificio
fu una delle pochissime costruzioni, se non l'unica, a non venir completamente
incenerite dall'energia atomica. Tutto il resto della città, costruito in legno
come da tradizione giapponese, venne cancellato.
Inutile
dirvi che osservare questo edificio adombrato dai riflessi notturni risulta spettrale
architettonicamente e simbolicamente. E' intensificato il suo traspirare il
monito pacifico, è acuito l'orrore rispetto a quanto accadde quel 6 agosto
1945.
L'indomani
mattina proseguiamo la nostra visita al Parco della pace. Il Cenotafio, con i
nomi delle circa 200.000 vittime, è costruito sotto un arco che fa da cornice al
laghetto della pace, alla fiamma della pace ed alla Cupola della Bomba.
Il museo,
con all'interno un commovente percorso che descrive il prima ed il dopo la
tragedia atomica, contiene numerosi reperti e testimonianze. Sono stata incapace di
fotografare un tale orrore, il dolore ha preso la forma delle testimonianze di
chi ha perso i propri cari quella sera o negli anni successivi, per colpa delle
radiazioni.
Il parco riserva un posto anche per un monumento
speciale: Il Monumento ai bambini, dedicato ai numerosi bambini che subirono le
drammatiche conseguenze delle radiazioni atomiche.
La statua è stata eretta in ricordo di una bambina giapponese, Sadako Sasaki. Abitava a circa 2 km dal punto di scoppio della bomba. L'esplosione del 6 agosto 1945 la scaraventò fuori dalla sua stanza, apparentemente senza gravi ferite. All'epoca aveva 2 anni. La sua vita proseguì senza particolari problemi conducendo le normali attività di una bambina, che amava particolarmente correre. All'età di circa 11 anni cominciarono però a manifestarsi i primi sintomi dell'esposizione alle radiazioni. Fu ricoverata in ospedale per leucemia. La sua migliore amica, facendo appello ad una leggenda giapponese le regalò una piccola gru di carta. La leggenda diceva che realizzando almeno 1.000 gru era possibile far felice gli Dei e chiedere loro un desiderio. Quello di Sadako era di poter tornare a correre. Sadako inizio a costruire le 1.000 gru di carta, eppure morì il 25 ottobre 1955. Ogni anno, in occasione del giorno della memoria, tantissimi bambini del Giappone costruiscono le gru di carta e le depositano sotto la statua come se volessero aiutare Sadako a commuovere gli Dei per mantenerla in vita.
La statua è stata eretta in ricordo di una bambina giapponese, Sadako Sasaki. Abitava a circa 2 km dal punto di scoppio della bomba. L'esplosione del 6 agosto 1945 la scaraventò fuori dalla sua stanza, apparentemente senza gravi ferite. All'epoca aveva 2 anni. La sua vita proseguì senza particolari problemi conducendo le normali attività di una bambina, che amava particolarmente correre. All'età di circa 11 anni cominciarono però a manifestarsi i primi sintomi dell'esposizione alle radiazioni. Fu ricoverata in ospedale per leucemia. La sua migliore amica, facendo appello ad una leggenda giapponese le regalò una piccola gru di carta. La leggenda diceva che realizzando almeno 1.000 gru era possibile far felice gli Dei e chiedere loro un desiderio. Quello di Sadako era di poter tornare a correre. Sadako inizio a costruire le 1.000 gru di carta, eppure morì il 25 ottobre 1955. Ogni anno, in occasione del giorno della memoria, tantissimi bambini del Giappone costruiscono le gru di carta e le depositano sotto la statua come se volessero aiutare Sadako a commuovere gli Dei per mantenerla in vita.
Il lieto fine possiamo scriverlo noi, aiutiamo
Sadako, afferrando simbolicamente il nostro origami e innalzandolo a braccia
spiegate verso il cielo, convinti che l'unica strada percorribile sia solo ed esclusivamente
quello della pace. Rifiutiamoci sempre e comunque che altre pagine di storia
possano essere colme di sangue e sofferenza!