Il
divieto per le donne di guidare nasce con il wahabismo, che e' la religione di
Stato di questa nazione. L'Islam non ha, a differenza del
Cattolicesimo, ad esempio, una struttura di riferimento che guidi il fedele
nell'interpretazione dei libri sacri. Questa circostanza permette a vari
personaggi e a varie scuole di pensiero di dare alle parole del Corano e del
Profeta Maometto le interpretazioni più svariate con le conseguenze più
disparate. Questa corrente persegue un'interpretazione severa del Corano e
della Sunna, combatte le tradizioni popolari e/o consuetudini religiose che non
hanno, a loro modo di vedere, riscontro negli insegnamenti di Maometto. Il Wahabismo è, quindi, anche l'imposizione di
precise norme di comportamento: quelle comuni a tutti i musulmani (niente alcolici
o carne di suino), più altre specifiche (non esibizione della ricchezza con
gioielli o altro, niente vestizione di seta, la barba non più corta di una
certa lunghezza ed i capelli non più lunghi di un'altra). Osservanze ancora più
strette per le donne a cui e' imposto vivere coperte dalla testa ai piedi con
stoffe scure. E' l'applicazione di un wahabismo di ispirazione medioevale che
impedisce alle stesse di guidare la macchina, recarsi all'estero per studio,
viaggiare se non accompagnate, svolgere alcuni lavori, essere ammesse negli
ospedali senza il consenso tutoriale del marito o dei parenti.
Non sono mancate condanne a questa apertura, sopratutto da parte degli anziani teologi wahabiti.
E', a tal proposito, della scorsa settimana un offensivo pronunciamento di uno sceicco che si riferiva alle donne come a delle inabili alla guida perché esseri con limitate capacità intellettive.
Eppure sembra il tutto sia in linea con una politica di "svecchiamento" iniziata con la recente ascesa al potere del giovane principe Mohammed bin Salman, di 32 anni. Anche qui occorre ricordare che si tratta di una società con un forte senso di patriarcato, dove è fortemente radicato il rispetto per gli anziani. Questo vento di apertura era stato anticipato alcuni giorni prima con la concessione alle donne di poter accedere allo stadio in occasione dell'87 anniversario dalla fondazione del regno.
Si è
scatenata da sempre tanta ironia su questa rigida restrizione, unica al mondo.
Uno di questi è un video piuttosto conosciuto che gira su Youtube, realizzato da un attivista saudita, "No woman, no drive": https://www.youtube.com/watch?v=aZMbTFNp4wI
Ed anche
in questa circostanza tante le immagini circolanti sui media: alcune fanno
ironia sulla tipologia di macchina che potrebbe circolare
altre
fanno ironia sulla separazione di genere sulla carreggiata!
Parlando,
invece, in termini più seri di tale riforma, molti leggono una mossa a scopo
economico: permettere alle donne di guidare significherebbe per la popolazione
non dover stipendiare un driver personale e quindi un conseguente risparmio
familiare; i driver sono di solito personale expat di origine del sud est asiatico,
che invia i propri guadagni alla famiglia di origine senza spenderli in Arabia
Saudita; rendere le donne autonome negli spostamenti significherebbe immettere
sul mercato un'ulteriore 50% di forza lavoro locale; ci sarà un boom economico
nel settore automobilistico, che ha risentito negli ultimi anni della crisi e
che invece sarà impegnato ad assumere nuovo personale, producendo anche un vantaggio
fiscale per lo stato intenzionato ad imporre l'Iva a partire da gennaio
2018.
Io ho
recepito la notizia con grande entusiasmo... è da un po' che scrivo che sento
emergere segnali di cambiamento, anche se sussurrati, appena accennati, o
malcelati. Da donna expat continuerò ad essere osservatrice curiosa, cauta se
mi verrà data l'opportunità di guidare lungo queste strade, visto che la guida
è davvero spericolata ed il tasso di incidenti è molto elevato. Immagino ci
sarà un periodo di transizione difficile, dove non mi aspetto che tutte le
donne saranno da subito intenzionate a prendere la patente e mettersi alla guida. Cambiare
delle radicate abitudini sociali è un percorso lento, talvolta osteggiato, ma
spero davvero di poterne essere testimone!